Messi solo alla posizione numero 23 della classifica Ocse dei redditi da lavoro dipendente, gli italiani , se dipendenti pubblici, in qualche misura parano il colpo: infatti secondo uno studio della Confartigianato, fra il 2000 e il 2007 le retribuzioni «per unità di lavoro dipendente» in tutta la pubblica amministrazione sono aumentate del 47,3%. Il doppio dell’incremento in busta paga dei lavoratori del settore privato che si ferma al 23 per cento.
I dipendenti pubblici italiani non nuoteranno nell’oro, ma in alcune aree nuotano nell’abbondanza, di organico. La Calabria, per esempio. I dipendenti pubblici calabresi sono il 30,4% di tutti i lavoratori dipendenti della regione. Nella provincia di Catanzaro si arriva al 43,6%, ben oltre il 26,9% di Roma, la città dei ministeri e della politica, superata perfino da Crotone (30,9%), oltre che da Palermo (32,2%), Enna (29,7%), Campobasso (29,4%) e Reggio Calabria (28,7%).
Percentuali più che doppie in confronto alla Lombardia, regione nella quale i dipendenti pubblici, pur raggiungendo la cifra più elevata in assoluto (sono 418.598, contro i 406.753 del Lazio, al secondo posto, e i 340.453 della Campania, al terzo) non rappresentano che il 12,6% della forza lavoro stabile. Il livello più basso d’Italia. A Milano sono il 14,4%. A Lodi, il 10,5%. Seguono Lecco (9,8%) e Bergamo (9,6%). La provincia con la minore incidenza di dipendenti pubblici sugli occupati totali è Como: 9,2%.