Immunità in arrivo per le più alte cariche dello Stato: presidente della Repubblica, del Consiglio e delle camere per tutta la durata del loro mandato non potranno più essere sottoposti a processo. Inoltre tutti i giudizi pendenti si fermeranno e si sospenderanno anche i termini di prescrizione. E’ questo il progetto a cui stanno lavorando governo e maggioranza. Una norma che di fatto riprende il contestatissimo ”lodo Schifani”, bocciato nel 2004 dalla Corte Costituzionale perché lesivo degli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 5 (diritto alla difesa), della Costituzione.
L’introduzione di norme che prevedano l’immunità e la sospensione di ogni iniziativa giudiziaria per i vertici dello Stato al momento non è «tecnicamente» possibile, si spiega in ambienti parlamentari della maggioranza. Quello che si intende fare è però «creare le pre-condizioni» per la successiva introduzione di misure di questo tipo «secondo le indicazioni date a suo tempo dalla Corte Costituzionale». Una norma "apripista", insomma, che potrebbe essere presentata a breve sotto forma di emendamento. In attesa di mettere a punto il testo di una nuova riforma, la maggioranza punta quindi intanto a inserire nel pacchetto sicurezza un emendamento scritto dall’onorevole Nicolò Ghedini che blocca i processi per un anno, in attesa della riforma definitiva. L’emendamento dovrebbe essere inserito nel pacchetto sicurezza attualmente in discussione al Senato e potrebbe essere ufficializzato già oggi.
Il provvedimento ”apripista” che blocca i processi servirebbe quindi non solo per preparare il terreno al futuro ”lodo”, ma anche per porre uno stop da subito ai processi. Alcuni giorni fa era stato lo stesso Ghedini a spiegare al ”Riformista” che «per ora manca la volontà politica per una cosa del genere», ma che «però bisognerebbe ripensarci con grande calma insieme con l’opposizione».
Nel governo sulla norma che garantisce l’immunità alle alte cariche dello Stato però c’è già tensione, soprattutto con la Lega, che già sul tema della giustizia ha avuto modo di scontrarsi con Silvio Berlusconi. Irritazione e dubbi circolano anche in An, per un provvedimento che verrebbe giudicato ad personam e che di fatto coinvolge anche il leader del partito (Gianfranco Fini attualmente ricopre il ruolo di presidente della Camera). Malgrado i dubbi degli alleati, tuttavia Berlusconi è deciso a tirare diritto.