SICUREZZA, VATICANO: ”NO AL REATO DI CLANDESTINITA”’

«I cittadini di Paesi terzi, come cittadini comunitari, non dovrebbero essere privati della libertà personale o soggetti a pena detentiva a causa di un’infrazione amministrativa». È questa la posizione espressa dal Segretario del Pontificio consiglio per i migranti, mons. Agostino Marchetto, in merito al dibattito in corso in Italia sul tema dell’immigrazione clandestina. Marchetto si trova a Nairobi per il congresso panafricano dei delegati delle Commissioni episcopali per le migrazioni, sul tema «Per una migliore pastorale dei migranti e dei rifugiati in Africa all’alba del terzo millennio».

Ai microfoni della Radio Vaticana mons. Agostino Marchetto ha risposto in questo modo in merito a una domanda sul dibattito relativo all’immigrazione clandestina in corso in Italia: «Ho appena studiato il Progetto di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente attualmente in fase di elaborazione» ha detto il prelato. «Ho letto, altresì – ha aggiunto – la relazione su tale Proposta con molti distinguo e con impegno a migliorare il testo dal punto di vista del rispetto dei diritti umani degli immigrati, nelle varie loro espressioni, e specialmente dei rifugiati, dei minori, ecc».

«Debbo comunque dire all’Italia – ha quindi proseguito – però inserita nel contesto europeo, nell’impegno cioè ad avere una politica comune in materia di migrazione che io chiamo "irregolare" – che mi ritrovo personalmente nell’opinione espressa dalla minoranza, a Bruxelles, e cioè che i cittadini di Paesi terzi, come cittadini comunitari, non dovrebbero essere privati della libertà personale o soggetti a pena detentiva a causa di un’infrazione amministrativa».

«I Governi – ha spiegato l’arcivescovo – hanno la loro competenza in tutto ciò, con dialogo multilaterale, perchè nessuno oggi può risolvere questioni così complesse unilateralmente. Da parte nostra, della Chiesa, v’è il compito di analizzare la situazione ’hic et nunc’, qui – ovunque – e adesso, e con giudizio storico, alla luce dei valori umani e divini che in Cristo essa offre da duemila anni, pur nelle incoerenze e nei peccati dei suoi figli, e additare con forza e umiltà dove manca l’ equilibrio, nella tensione soggiacente agli anzidetti valori. Stiamo calando nell’accoglienza? È lì che la Chiesa deve insistere».

Published by
admin