Sieropositivo infettò la compagna che poi morì ed ebbe rapporti con 226 partner: condannato a 16 anni. nella foto Ansa, il palazzo della Cassazione
Un uomo di 28 anni di Montecarotto in provincia di Ancona, ha consapevolmente contagiato con l’hiv due ex fidanzate.
L’uomo è stato ora condannato dalla Corte di Cassazione la quale ha emesso una sentenza di 16 anni e 8 mesi per l‘omicidio volontario e lesioni personali gravissime. Il ricorso presentato dalla difesa è stato quindi rigettato. L’uomo sapeva di essere sieropositivo e continuava ad avere rapporti non protetti con le sue partner.
Secondo la Cassazione l’uomo ha agito “con fare cinico e spregiudicato“. Nel suo pensiero “si mescolavano elementi di negazionismo”. Dato che frequentava siti di incontri avrebbe messo a rischio ben 228 persone. Un untore seriale quindi. Il suo arresto avvenuto nel 2018 ha messo fine a questa pratica. Nel 2017 l’uomo ha avuto una figlia da uan donna poi morta proprio a causa di una patologia legata all’Hiv. La donna aveva scoperto di essere malata grazie ad alcuni amici che l’avevano avvisata (troppo tardi) sulle frequentazioni del fidanzato.
“Vi aiuto a cercare i 228 partner” avrebbe detto l’uomo agli agenti che lo stavano arrestando. Il riferimento era ovviamente alla frequentazione dei siti d’incontri per cercare donne e uomini con cui avere rapporti non protetti.
Davanti alla compagna, il 38enne si giustificò: “Ho rifatto gli esami e non è risultato nulla. L’Hiv non esiste, è una balla, sono i farmaci che ti ammazzano”.
I suoi difensori erano ricorsi in appello chiedendo “la nullità del processo, l’annullamento del reato di omicidio contestato e la rivalutazione in termini di colpa e non di dolo”.
A settembre i giudici della Cassazione si erano presi tre mesi di tempo appellandosi all’articolo 615 del codice di procedura penale, rinviando il giudizio a dopo una discussione “per la molteplicità o per l’importanza delle questioni da decidere”. Ora è arrivata la decisione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa. Omicidio volontario e lesioni personali gravissime. Ora la difesa non esclude un ricorso alla Corte europea.