«Al mattino quando mi sveglio da sola, guardo i miei occhi da quarantenni e mi domando: “Cosa ho sbagliato?”›. Da questa semplice, accorata domanda rivolta ogni mattina, tacitamente, a se stessa e inviata un bel giorno ad un blog (quello di Bossi Fedrigotti del Corriere) è scoppiata quella che potremmo chiamare la querelle degli uomini e le donne.
Il “post” di Paola, l’autrice della lettera, malgrado la sua sincerità un po’ naive e sconsolata, ha scatenato un battibecco mediatico che la mite tristezza delle sue parole non lasciavano presagire.
Sul blog diversi uomini hanno approfittato dell’occasione per inveire contro il femminismo di cui Paola è stata proclamata un’inconsapevole, e silenziosa, portabandiera. Molti si sono addirittura lanciati a criticare le scelte di vita, pur non conoscendole, che questa donna avrebbe professato. Molti si sono chiesti quanti “no” avrebbe detto nella sa vita, molti le hanno rinfacciato il suo senso di superiorità o perfino la sua sessualità promiscua. Ultimo di una sfliza di commenti acri, tra l’astio e il superbo, è quello di Michael, nella mattina del 27 luglio. Eccolo che elenca le prove di un estremismo femminista che avrebbe travolto la società e sovvertito letteralmente i ruoli tradizionali, portando, con la sua radicalità, le donne al potere e relegando gli uomini nell’inferiorità: «Avrei tante domande da farle, sul come mai non c’è la festa dell’uomo, sul come mai in tutti gli sketch pubblicitari in cui i protagonisti sono un uomo e una donna, l’uomo deve sempre essere umiliato e deriso. L’uomo, che mette a rischio la propria vita sul posto di lavoro quando è un operaio, che salva donne e bambini quando è un vigile del fuoco.
La durezza che lei ha incontrato nelle risposte, è semplicemente una reazione ad un femminismo che col passare del tempo ha finito per travolgere l’uomo.»
D’altro canto, l’altra metà del cielo, e del blog, ha reagito, indignata agli attacchi spesso velenosi e gretti. E tuttavia la voce di Paola non è stata capita nemmeno dalle stesse donne che in molte non si sono ritrovate nelle parole della single quarantenne, annunciando, da parte loro, la preferenza, che è quella della nostra epoca, per l'”esperienza” e il lavoro sul matrimonio.
Pareva e forse pare ancora, quella di Paola, un’esigenza vana, relegata nella soffitta delle anticaglie sociali. Nonostante questo, qualche voce nel deserto ha espresso sul blog il proprio bisogno, così spesso inconfessato e represso, di relazioni stabili e solide mentre altri, e altre, pochi eletti e fortunati, hanno raccontato la loro esperienza di un fidanzamento o un matrimonio sereno.
In fondo, c’è da sperarlo, il matrimonio non è ancora solo una cosa da romanzo rosa o da intravedere nei racconti delle nonne.