Un film è un occasione per parlare di vecchio e nuovo giornalismo e del futuro della professione. “State of Play”, protagonista Russel Crowe nei panni di un cronista “old school”. Marco Pratellesi è andato a vederlo per Io Donna e ne parla nel suo blog sul Corriere della Sera.
Cal McCaffrey (Russel Crowe) viene dalla scuola di giornalismo investigativo che fece grandi Bob Woodward e Carl Bernstein. Al Washington Globe il tempo sembra essersi fermato. Se non fosse per “l’acquario”, una stanzetta con i tavoli puliti e occupati dal solo schermo: è la redazione internet del giornale dove uno scarno gruppetto di giovani giornalisti aggiorna il sito senza sosta.
Il film è un omaggio al vecchio giornalismo di strada di cui Cal conosce tutti i trucchi: “Ho sentito che c’è stato un omicidio” dice all’ispettore. “Chi glielo ha detto?”. “Lei adesso” (domanda trabocchetto e conferma). Per una serie di cause il giornalista investigativo si trova a dover condurre una indagine insieme alla collega più giovane dell’online Della Frye (Rachel McAdams).
Quale sia la considerazione per i colleghi del sito lo si capisce dalla prima battuta: “Devo leggere un paio di blog prima di formarmi un’opinione” risponde sarcastico Cal alla collega dimostrando tutto il suo disprezzo per una forma di giornalismo inferiore.
[…] Anche al Washington Globe il futuro dell’informazione è ibrido, tra carta e online. La lezione? Il giornalismo sopravviverà se anche i new media adotteranno le pratiche migliori dei vecchi media: onestà, accuratezza, passione per la verità ad ogni costo.