STRAGE DI ERBA: IL PM CHIEDE L’ERGASTOLO

Nessun dubbio nè indulgenza. I coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi sono gli autori della strage e per questo meritano l’ergastolo. Il Pm del processo per l’eccidio di Erba, Massimo Astori, inizia in aula la propria requisitoria e preannuncia quella che sarà la sua richiesta, arrivata alle 17: il carcere a vita. . Il magistrato apre l’udienza con la ricostruzione dei fatti e premette: «preparatevi a un nuovo viaggio nell’orrore». In aula ci sono quasi tutti: manca il supertestimone Mario Frigerio ma ci sono i due figli. C’è Carlo Castagna con i figli, c’e Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime. Il pm ricorda i sei anni di litigiosità e di clima del terrore che i coniugi Romano avrebbero creato all’interno di quella corte dove «si sentivano padroni assoluti», e l’odio verso «quelli del piano di sopra con i loro continui rumori». Rapidamente arriva a ricostruire la sera della mattanza: «quei 20-25 minuti di inferno», e spiega: «ad agire due mani, una sicuramente di un uomo forzuto come Olindo, l’altra debole di una donna e mancina».

In pochi minuti gli assassini hanno inferto complessivamente 76 colpi tra sprangate e coltellate contro Raffaella Castagna, la mamma Paola Galli e il figlioletto Yussuf, e poi contro Valeria Cherubini e il marito Mario Frigerio ridotto in fin di vita. Nel suo viaggio nell’orrore, Astori, spiega quindi come si è arrivati ad individuare nei coniugi Romano gli assassini: «ci si è resi conto che chi aveva compiuto quel massacro si era allontanato dalla cascina dopo essersi ripulito». Nel pomeriggio il pm passa poi all’esame delle testimonianze, delle confessioni ritrattate. Dapprima quella di Mario Frigerio che «Da subito fece il nome di Olindo Romano». Poi Astori passa ad analizzare il comportamento, le parole, i perchè delle confessioni poi ritrattate. «Quella è stata non una confessione, ma una rivendicazione con dovizia di particolari fatta da chi riteneva giusto quello che è stato fatto».

Non è plausibile invece la tesi difensiva secondo la quale la confessione fu in qualche modo estorta a Olindo con la minaccia di non più poter vedere Rosa e la ritrattazione che giunse in udienza preliminare, sette mesi dopo l’ultima conferma alle ammissioni di colpa «fu indotta da chi mi promise una campagna stampa innocentista». ’Giallò infine su alcune dichiarazioni di Carlo Castagna: «Non voglio il carcere a vita – dice in un’intervista televisiva – devono trovare il coraggio di percorrere un cammino di ravvedimento e di pentimento».

«Smentisco che il mio assistito abbia mai detto che non vuole l’ergastolo – sostiene invece l’avvocato Francesco Tagliabue che assiste come parte civile Carlo Castagna e i figli Pietro e Beppe – non ha mai pronunciato quelle parole che gli sono state attribuite questa mattina».

Published by
admin