Sapevamo tutti, purtroppo, che bistecche alla fiorentina, filetti di manzo adulto, succulente braciole di maiale, salsicce e simili piacevolezze, fanno salire il livello di colesterolo e quindi aumentano il rischio di infarto.
Ma ora è arrivata la sentenza definitiva: i soliti scienziati americani, che un giorno ne dicono una e un giorno un’altra, hanno condotto uno studio su mezzo milione di americani secondo il quale chi mangia appena 120 grammi (120 grammi!) di carne rossa al giorno ha il 30 per cento di possibilità in più di morire di cancro o infarto nello spazio di dieci anni.
Il responsabile di questa sentenza di morte per i carnivori è Rashmi Sinha, del National Cancer Institute, che ha realizzato lo studio, pubblicato negli Archives of Internal Medicine.
Precedenti studi avevano stabilito una correlazione tra il consumo di carne rossa e l’incidenza di cancro e malattie cardiache, ma quello di Sinha è il primo e più dettagliato rapporto in materia: detto in poche parole, la carne rossa, anche consumata in quantità minima, vi condurrà alla tomba molto prima di quanto vi possiate ragionevolmente aspettare.
E allora? La buona notizia è, secondo lo studio, che mangiando pesce, pollo, tacchino, coniglio ed in genere carni bianche si può allungare ”di poco’‘ l’aspettativa di vita. ”Di poco”? Ma allora, vien fatto di chiedersi, rinunciare alla fiorentina per campare un anno di più? Mah. Torna alla mente un detto americano: ”Quando sarà il momento, non voglio morire scoppiando di salute”.
Comunque, contro lo studio del professor Sinha è subito partito lancia in resta The American Meat Institute, che lo ha definito ”fantasticherie” basate su ricerche inattendibili.
In un comunicato, il suo vice-presidente, James Hodges, ha tuonato: ”La carne fa parte di una dieta salutare e bilanciata, e vi sono studi secondo i quali essa fornisce ai consumatori un senso di soddisfazione e pienezza che può aiutare a controllare il peso. E il peso giusto contribuisce al mantenimento di una buona salute in generale”.
Botta e risposta. Una bordata contro l’American Meat Institute è prontamente arrivata dal professor Barry Popkin, docente di dietetica all’Universita’ della Carolina del Nord.
”Oltre ai benefici per la salute – sostiene il docente – una massiccia riduzione del consumo di carne rossa avrebbe probabilmente altri effetti positivi per la società, giacché l’allevamento su scala industriale di mandrie produce inquinamento, carenza di acqua, emissioni di gas che peggiorano l’effetto serra e necessita di alti consumi energetici”.
Ora, sentite tutte le parti in causa, la domanda che dovete porvi è: mangiarvi le vostre fiorentine, vivere un po’ di meno e stropicciarvene dell’effetto serra, o ripiegare sulle carni bianche per vivere un po’ di più e contribuire alla salute del pianeta?