Manca l’elemento più importante, il viso. Ma per il resto l’identikit dell’uomo senza volto, lo stupratore seriale che ha colpito almeno tre volte a Roma, è praticamente completo. Gli investigatori hanno messo in fila, uno dopo l’altro, tutti gli elementi emersi dalle testimonianze delle vittime. Tessere di un puzzle che continua a rimanere complesso e a spaventare la Capitale, e non solo alla Bufalotta, all’Ardeatino e a Tor Carbone dove il maniaco ha compiuto le sue brutali violenze negli ultimi due mesi.
L’uomo sarebbe alto 1 metro e 75, tra i 30 e i 40 anni, quasi calvo, con pochi capelli scuri. E, almeno per pedinare le sue vittime, userebbe una piccola utilitaria grigia, forse una Smart. Tanti gli elementi di serialità. Non solo il passamontagna, un mephisto nero, con cui l’uomo si copre il volto. O il nastro isolante grigio usato per immobilizzare le vittime. O, ancora, il coltello con cui minaccia le donne. Ma persino l’abbigliamento: una felpa di colore scuro e un paio di jeans chiari: una sorta di “uniforme anonima” per non dare troppo nell’occhio e agire indisturbato.
In almeno uno degli stupri, poi, l’uomo ha costretto la vittima a consegnarle un suo documento, sussurrandole poi «Ora so dove abiti», per tenerla in uno stato di soggezione psicologica. In un altro caso, quello della Bufalotta del giugno scorso, il violentatore si è invece fatto consegnare il telefono cellulare della donna del quale però si è sbarazzato subito dopo lo stupro.
