Ancora una vittima della crisi finanziaria mondiale. David Kellermann, il quarantunenne responsabile dei controlli finanziari della compagnia americana Freddie Mac, trovato morto mercoledì nella sua abitazione alle porte di Washington, era entrato in Freddie Mac nel 1992. Nel settembre scorso, quando l’agenzia di prestiti immobiliari era stata salvata dal fallimento con un’iniezione di capitali del governo, ne era diventato il direttore finanziario.
Come per la gemella Fannie Mae, la nazionalizzazione aveva provocato in Freddie Mac un terremoto ai vertici e Kellerman aveva preso il posto del dimissionario Anthony Piszel. David Moffett, che si è dimesso il mese scorso da amministratore delegato di Freddie Mac, ha detto in un’intervista che Kellermann era «pieno di qualità e molto bravo nel suo lavoro, un uomo che non mancava di rallegrare le riunioni con battute di spirito».
Il ministro della giustizia Eric Holder ha detto di «non avere idea» se il gesto dell’amministratore delegato sia in alcun modo legato alle inchieste avviate nei mesi scorsi dalla Sec (la Consob americana) e dal Ministero della Giustizia sui conti sui quali Kellermann doveva vigilare. Inchieste, comunque, ancora ai primi passi. Al quartier generale di Freddie Mac, l’amministratore delegato ad interim John Koskinen ha definito «una terribile tragedia personale la morte di Kellermann». «Rattristato» si è detto anche il ministro del Tesoro Timothy Geitner.
Kellermann non è il primo top manager che si è tolto la vita a causa della crisi finanziaria. L’elenco include il magnate del cemento di Chicago Stephen Good, che si è sparato a gennaio, il miliardario tedesco Adolf Merkle, che si è buttato sotto un treno dopo una maxiperdita di 750 milioni di dollari in borsa, il manager francese Thierry de la Villehuchet, saltato dalla finestra del suo ufficio su Madison Avenue a New York dopo aver visto volatilizzati i soldi dei suoi clienti affidati a Bernie Madoff.
Carlotta Macerollo (Scuola Superiore Giornalismo Luiss)
