
SultaNato Erdogan, cacciatore di concessioni, negoziatore e questuante
Ci mancava solo il SultaNato, il turco Erdogan. Non bastava il furbetto Orban? Evidentemente no. Ha voluto accodarsi il leader turco Erdogan, specialista dei tiramolla e soprattutto delle questue.
Come un fratacchione manzoniano. Ha fiutato l’aria propizia, le debolezze strutturali della UE, l’aurea di neutralità in cui abilmente si è avvolto, e zacchete ha ripreso il cappello in mano. Rispolverando le tecniche (fruttuose) usate per incanalare gli emigranti in transito.
Il sultano di Ankara, che di nome fa Recep – nomen omen – (un nome, un destino), sveltamente ha detto no all’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO. Potendolo fare, lo ha fatto. Nessuno come lui è sensibile agli euro. Ed allora sono d’obbligo alcune considerazioni.
1) ERDOGAN CACCIATORE DI CONCESSIONI
Il suo no ai nordici in realtà è un furbesco “ ni”. Vuole negoziare il suo “sì “ per ottenere concessioni. La lista è lunga. E pronta. Ecco perché non ha chiuso del tutto la porta in faccia agli scandinavi . Oltretutto il sultano ha sbagliato i tempi. Arriva tardi. La NATO ha già un impegno politico a difendere Finlandia e Svezia. Non a caso al vertice di Berlino dell’Alleanza atlantica i nordici sono stati invitati. E questo è un punto pesante che dice tutto. Erdogan deve farsene una ragione. E se la farà.
2) UN VOLTAFACCIA STONATO E PREVEDIBILE
Il cambio di rotta di Erdogan – che con il suo veto può bloccare l’adesione dei due Paesi aspiranti – non ha fondamento. Dice: attenti a quei due, ospitano i terroristi del Pkk, le truppe di Ocalan che combattono i turchi ritenuti gli oppressori del popolo. Da furbacchione vintage cerca l’incasso. Non importa da dove arriva, da Washington o Bruxelles, purché arrivi. Pecunia non olet. Il denaro non ha odore. E Recep alza il prezzo.
3) ERDOGAN, UN DITTATORE NECESSARIO?
Un anno fa – 8 aprile 2021 – Draghi (profetico) definì Erdogan “un dittatore di cui si ha bisogno “. Apriti cielo! Ankara non gradi’, protesta ufficiale, cazziatone al nostro ambasciatore. Il finimondo. O la consueta sceneggiata. Ora, opla, di quel incidente non parla più nessuno. Anzi. L’Occidente sembra aver bisogno di Erdogan perché sa mediare, perché conosce Putin e il suo cerchio magico, perché ha la faccia giusta del negoziatore (negoziante?). Vedremo.
4) MANTIENE FEDE AGLI IMPEGNI NATO
E non è poco, di questi tempi. Infatti è autonomo e indipendente dallo zar. Rispetta il menù NATO, garantisce il suo sostegno all’Ucraina con la ferma condanna dell’invasione russa. Manda i super droni a Kiev, droni che escono dalla fabbrica del genero e della figlia. Un dettaglio. Accoglie migliaia di profughi ucraini, il doppio dell’Inghiterra. Ha chiuso gli stretti del Bosforo e Dardanelli (che conducono al Mar Nero) alle navi da guerra. Ha chiuso il proprio spazio aereo ai voli militari russi. E offrendo la sua mediazione ha messo sul tavolo la centralità del proprio Paese. Apperò.
5) UNA OPULENZA DA AUTOCRATE AFRICANO
Lo Stato comatoso della economia turca non impedisce a Erdogan di vivere uno status enfatico di potere e ricchezza. Esempio: la Casa Bianca turca ha 2.000 stanze, l’Air force one ha interni in oro. La residenza estiva – il Palazzo d’estate – è una villa sull’Egeo che si estende per 90 mila metri quadrati, spiaggia con accesso privato al mare, 300 stanze, pista per elicotteri. È costata 62 milioni ed un bel po’ di polemiche, come ha riferito “Sozcu”, il quotidiano di Istanbul, il più antico del Paese. Erdogan tira dritto, ha il vento in poppa. Tutti o quasi, per ora, lo corteggiano. Fino a quando?