Svezia, i Partito dei Pirati all’Europarlamento. Che proposte porteranno a Strasburgo?

Scaricare film e musica da Internet è una cosa da ragazzini? Può essere, solo che adesso gli stessi ragazzini che scaricano file dalla rete, i famosi “nativi digitali”, cominciano a crescere e a votare. In Svezia, dove massiccia è la diffusione della banda larga, proprio i giovanissimi hanno votato in massa per il Piratpartiet, il partito dei pirati che si batte per lo scambio di file in rete. Il Piratpartiet ha raccolto il 7,1 per cento dei voti conquistando così un seggio al parlamento europeo.

I Pirati avevano tentato già nel 2006 di entrare nel Riksdag, il parlamento svedese, racimolando un timido 0,63%. Oggi, invece, alle elezioni europee sbancano le urne e in rete tutti parlano del loro incredibile successo. In effetti il loro risultato è notevole: il partito guidato da Rickard Falkvinge, ex programmatore Microsoft, risulta il secondo partito più votato in assoluto dai giovani tra i 18 e i 29 anni e il quarto partito più votato dagli svedesi che hanno tra i 30 e i 44 anni.

Determinante per la loro vittoria dei Pirati la condanna per violazione di copyright a Pirate Bay (soggetto che comunque rimane distinto dal partito) il portale più famoso della tecnologia bit-torrent per lo scambio di file in rete. Nel paese, inoltre, hanno pesato alcune adesioni eccellenti al Partito dei Pirati, a cominciare dallo scrittore e poeta Lars Gustafsson.

Il Partito dei Pirati è nato in Svezia, ma in pochi anni è diventato un movimento internazionale. Il Piratpartiet svedese, in particolare, è un single issue party, un partito che si batte unicamente per riformare la legge sul copyright e sui brevetti e per un totale rispetto della privacy su Internet (molte leggi contro il download illegale prevedono un rigido controllo del traffico Internet degli utenti). Come partito a tema unico i Pirati finora hanno detto chiaramente che si sarebbero espressi unicamente sui temi a loro cari e che si sarebbero astenuti dal votare qualsiasi provvedimento che non riguardasse Internet e la privacy. Bisogna però vedere che strada decideranno di prendere: il loro rappresentante a Strasburgo dovrà confrontarsi con tutti i temi dell’agenda politica europea, dal commercio estero alla difesa, dall’immigrazione alla politica di bilancio. Si capirà presto, perciò, se i Pirati decideranno di evolversi in una vera e propria forza politica pronta a fare proseliti ed alleanze in Europa, o se preferiranno rimanere un’agguerrita lobby a difesa dei diritti degli internauti.

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Marco Benedetto