E' stato rimesso in libertà l'ex sindaco di Pescara, Luciano D'Alfonso, ai domiciliari dal 16 dicembre scorso con l'accusa di aver intascato tangenti. Il gip Luca De Ninis ha disposto la revoca degli arresti domiciliari comminatigli il 16 dicembre scorso. L'esponente del Pd era stato accusato di avere intascato tangenti. A questo punto resta da vedere quale sarà il comportamento di D'Alfonso, che dopo il suo coinvolgimento nella vicenda aveva rassegnato le proprie dimissioni. Ha ora tempo fino al prossimo 5 gennaio per ritirarle, evitando quindi il commissariamento del Comune e le elezioni anticipate. Alla notizia della sua liberazione, una piccola folla che si era radunata davanti alla sua abitazione ha iniziato ad incitarlo chiamando a gran voce il suo nome. D'Alfonso si è affacciato al balcone e, tra le lacrime, ha salutato i concittadini che lo acclamavano.
«SONO MOLTO CONTENTO» – «Sono molto contento di quello che si è determinato con questa nuova misura da parte dei magistrati – ha detto Luciano D'Alfonso accogliendo i giornalisti in casa -. Per il resto non ho nulla da dire. Devo ancora capire cosa è accaduto e quali sono i comportamenti più opportuni da intraprendere nei prossimi giorni. Ringrazio i cittadini che mi sono stati vicini e chiedo scusa ai famigliari e agli amici e a quanti ho sottoposto a una specie di travaglio. Per il resto devo parlare prima con il mio avvocato». Sono oltre cinquanta le persone, fra consiglieri comunali, assessori e cittadini, che si sono radunate in pochi minuti davanti all'abitazione del sindaco di Pescara appena appresa la notizia del provvedimento con cui il Gip lo ha rimesso in libertà , altre ne stanno arrivando. Vigili urbani stanno cercando di tenere sotto controllo il traffico nei dintorni. Sul citofono della casa del primo cittadino campeggia ancora uno striscione con cui alcuni pescaresi lo invitano a ritirare le dimissioni.
SCARCERAZIONE E DIMISSIONI – Eppure proprio la decisione di lasciare l'incarico sarebbe alla base del provvedimento del Gip. Scrive infatti De Ninis: « Le preannunciate e poi effettivamente eseguite dimissioni, se da un lato apparivano funzionali a prevenire l'applicazione della misura cautelare, con il connesso fardello di esposizione mediatica che inevitabilmente essa comporta, dall'altro costituiscono anche un apprezzabile segnale di sensibilità istituzionale, per l'anteposizione delle esigenze di accertamento giudiziario e di trasparenza dell'azione politica al proprio interesse personale, con un evidente e notevole sacrificio del secondo in favore delle prime. In tale logica gli eventi successivi all'applicazione della misura cautelare inducono a rivalutare il giudizio sulla sussistenza di inderogabili esigenze attinenti alle future acquisizioni investigative».
IL QUADRO ACCUSATORIO – Il provvedimento però non significa che il gip, che proprio nove giorni fa aveva disposto i domiciliari per D'Alfonso, abbia cambiato idea sul contesto. «In termini di gravità indiziaria – scrive De Ninis nell'ordinanza – il quadro accusatorio, già integralmente condiviso nel momento dell'adozione delle misure cautelari, rimane nel suo complesso confermato (ed anzi sotto taluni aspetti rafforzato), con la sola eccezione della posizione di Marco Molisani, anche all'esito degli interrogatori di garanzia e delle ulteriori attività di indagine versate dal Pm». Secondo il Gip , però,nonostante « la sopravvivenza del quadro istruttorio» e «ribadita la gravità del quadro indiziario come originariamente ritenuto nell'ordinanza e con le precisazioni derivanti dalle ulteriori acquisizioni esaminate» non sussiste più il pericolo di inquinamento probatorio ascritto a D'Alfonso».
"Quello che è avvenuto a Pescara è gravissimo. Esprimo a D'Alfonso che torna pienamente libero la mia soddisfazione. Ma la vicenda ha dentro di sé gravi implicazioni che meritano una riflessione più compiuta che ci riserviamo di fare fin dalle prossime ore". Questo il commento di Walter Veltroni alla notizia della scarcerazione del sindaco di Pescara.
"E' sconcertante che il giudice abbia appena nove giorni fa firmato una ordinanza di arresti domiciliari nei confronti di D'Alfonso, sconfessate ora dallo stesso giudice, con una nuova ordinanza che capovolge la precedente" attacca Massimo Brutti commissario del Pd in Abruzzo.
