Un’altra emergenza arriva dall’Abruzzo del dopo sisma: la società che eroga l’acqua e gestisce il sistema fognario, non ha più i soldi che le consentono di erogare il servizio nella città dell’Aquila: acqua arriva dal Gran Sasso, e l’acquedotto continua a funzionare grazie a due riparazioni di emergenza fatte dopo il terremoto.
L’azienda, dal giorno del sisma, non riceve più i soldi delle bollette ma continua a servire gli sfollati e tutta la città. «La rete idrica, 2500 chilometri di condutture, è stata ridotta dal terremoto in una condizione di disastro» spiega l’ingegnere Aurelio Melaragni, direttore tecnico dell’azienda totalmente a partecipazione pubblica. «Arrivano tra le 20 e le 25 richieste di intervento al giorno già ora che la città è quasi vuota e i rubinetti sono chiusi. Noi dobbiamo subito mettere in sicurezza le sorgenti e la rete. Abbiamo un depuratore fuori uso. E la rete fognaria danneggiata».
Il responsabile amministrativo Raffaele Giannone rivela: «Stiamo andando avanti con liquidità accantonata e con i mutui. Noi non siamo l’Enel che incassa in tutta Italia e altrove. I nostri utenti sono tutti terremotati e sfollati. Se non arriva subito un contributo di 13.853mila euro del mancato incasso e dei costi straordinari affrontati saremo alla bancarotta. E a ottobre saremo costretti a chiudere l’azienda, ma anche i rubinetti di tutta la città e i comuni».