Per la tredicesima volta il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi arriva oggi all’Aquila. Quello odierno è forse l’appuntamento più impegnativo perché se la dovrà vedere con la Provincia e soprattutto con i sindaci dei comuni abruzzesi, che chiedono di cambiare il decreto legge per la ricostruzione e sono anche pronti a mobilitarsi se le proprie richieste non verranno esaudite.
Uno scoglio non da poco e che arriva a pochi giorni dall’incontro tra i primi cittadini abruzzesi e Guido Bertolaso. Una riunione in cui il capo della Protezione Civile ha tentato di convincere i comuni abruzzesi della genuinità del decreto governativo ma che è finita in un nulla di fatto. «Le risorse sono poche e non ci danno garanzie», sostengono i primi cittadini.
Ora tutti aspettano questo nuovo faccia a faccia per risolvere la controversia. Se così non dovesse essere i sindaci hanno già organizzato per il tre giugno una manifestazione di protesta alle porte dell’Aquila.
Ancora ieri il premier, all’assemblea con la Confesercenti, ha assicurato che «il 15 settembre verranno consegnate case per 3 mila cittadini mentre confidiamo di consegnare le case alle ultime persone entro novembre, anticipando l’arrivo del freddo». Ma non basta per gli enti locali.
Da quanto il decreto sul terremoto è passato al Senato il 21 maggio, stabilendo i sostegni finanziari limitati ai residenti, agli enti e alle imprese dei 49 Comuni del “cratere”, i sindaci abruzzesi e gli enti locali sono scesi sul piede di guerra.
Le questioni sul tavolo sono il riconoscimento dei risarcimenti al 100 per cento per la prima casa anche ai non residenti, i fondi estesi anche ai comuni meno vicini all’epicentro del sisma e l’istituzione di una zona franca nei luoghi colpiti dal terremoto. Inoltre si chiedono almeno tre miliardi per i primi interventi di ricostruzione».
Sono sul piede di guerra soprattutto i sindaci di quei comuni al di fuori del cosiddetto “cratere del sisma”, ovvero la zona “A” considerata più colpita dal sisma del 6 aprile. Comuni che, ad ogni modo, sono stati pesantemente danneggiati e i cui primi cittadini si sentono oggi «abbandonati» dal governo che non li tutela.
Hanno consegnato giorni fa nelle mani di Guido Bertolaso un documento in cui si chiede che il decreto passato al Senato giovedì venga modificato alla Camera. Emilio Nusca, sindaco di Rocca di Mezzo, sostiene che «il decreto è un contenitore di pensieri. Non è strutturato in funzione della ricostruzione, nel senso che non si intravede un progetto di ricostruzione. Manca un riferimento all’industria turistica: eppure il comprensorio danneggiato dal sisma vive principalmente di turismo».
I sindaci della Valle Peligna hanno anche deciso di procedere con tredici ricorsi distinti al Tar contro il decreto del 16 aprile firmato dal capo della Protezione civile e che limita a 49 la lista dei Comuni del cratere.
* Scuola Superiore Giornalismo Luiss