Con le maniere forti non si ottiene nulla, nemmeno con i terroristi. È quanto emerge da un articolo della rivista Time, riportato da The Huffington Post, che racconta quello che definisce «l’interrogatorio più riuscito» di un membro di Al Qaeda da parte di agenti che volevano estorcergli informazioni.
Ad essere sotto torchio era Abu Jandal, il collaboratore più stretto di Osama Bin Laden mai catturato dagli Stati Uniti. «Non sono servite né percosse, né waterboarding, né privazione del sonno», scrive Time, «tutto quello che c’è voluto è stata una manciata di biscotti senza zucchero».
É quanto ha dichiarato l’agente dell’Fbi Ali Soufan ad una sottocommissione del Congresso di Washington che indaga sui metodi usati per far parlare i sospetti terroristi. «Abu Jandal è diabetico», ha riferito Soufan, «lo abbiamo trattato bene ed è stato così contento quando gli abbiamo dato i biscotti che ha cominciato a parlare».
Scrive Time in proposito: «Chi difende i brutali metodi di interrogatorio, a cominciare dall’ex-vice-presidente Dick Cheney, sostiene che sono serviti a scoprire informazioni preziose e complotti terroristici. Ma l’esperienza avuta dall’agente Soufan indica che la tortura non solo non è efficace ma può addirittura essere controproducente».