I direttori delle Aziende sanitarie della Toscana avranno tempo al massimo un anno per affrontare e risolvere, con misure adeguate, il cosiddetto fenomeno del “nepotismo”, a quanto si apprende da un lancio dell’Agi.
Lo impone una modifica della legge regionale n. 40 (Disciplina del servizio sanitario regionale) approvata oggi dalla giunta regionale su proposta dell’assessore per il diritto alla salute, Enrico Rossi.
Il nuovo articolo di legge, che sarà sottoposto al voto del Consiglio, indica ai direttori generali come comportarsi nell’assegnazione del personale alle strutture organizzative, dipartimenti o unità operative.
Devono in sostanza evitare che all’interno della stessa unità operativa o nello stesso dipartimento operino, in condizioni di subordinazione gerarchica, dipendenti uniti da determinati legami personali o familiari: coniugi, conviventi, parenti e affini fino al terzo grado.
L’intento è quello di contribuire a preservare l’immagine di credibilità e affidabilità dell’azienda, che potrebbe essere compromessa, al di là delle capacità professionali dei singoli operatori, dalla presenza nella struttura, e per di più in rapporto di dipendenza diretta, di persone legate da vincoli personali e familiari particolarmente stretti.
Si procederà quindi, nel caso l’operatore venga a trovarsi in una di queste condizioni, ad assegnarlo ad altra struttura organizzativa già esistente presso la stessa azienda sanitaria, «in posizione compatibile con i requisiti professionali posseduti».
Sono previste anche procedure di mobilità tra le varie aziende che compongono il sistema sanitario regionale, sempre nel rispetto delle norme contrattuali in atto.