L’Irlanda ha bocciato il referendum sul Trattato di Lisbona, versione «alleggerita» della Costituzione europea già respinta nel 2005 da francesi e olandesi. Il ministro irlandese della Giustizia ha ammesso che la vittoria dei contrari al Trattato non è più in discussione. Quindi, mancando l’unanimità, il documento non può entrare in vigore nonostante gli altri 26 Paesi dell’Unione europea l’hanno approvato. I risultati definitivi sono attesi intorno alle 16,30 ora italiana.
«NO IN TESTA» – A Dublino (che conta un quarto dell’elettorato irlandese), in cinque distretti i primi conteggi vedono una prevalenza dei contrari al trattato, in tre c’è un testa a testa e in uno è in vantaggio il sì. Il sito dell’Irish Times conferma che in tutte le circoscrizioni della capitale i no prevalgono con una media di 60 contro 40, con picchi di 70 a 30 nella circoscrizione sudorientale. L’Irlanda è l’unico Paese dell’Ue ad avere, per legge, indetto un referendum sul Trattato di Lisbona.
COMMISSIONE UE – «La Commissione europea ha fatto quello che doveva e quello che poteva» ha detto il portavoce dell’esecutivo, Johannes Laitenberger che non ha voluto commentare i primi exit poll: «Non penso che sia appropriato fare commenti a questo stadio. La Commissione ha fatto quello che poteva e quello che doveva ma la ratifica non è una cosa che devono fare le istituzioni europee bensì gli Stati membri». Nel pomeriggio il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso terrà una conferenza stampa per commentare i risultati.
«CRISI» – A questo punto per l’Unione europea si aprono scenari imprevedibili. «Capire che cosa succede dopo il voto in Irlanda», ha detto Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri. Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «se gli irlandesi bocciassero il Trattato di Lisbona ci troveremmo in una situazione di crisi senza precedenti delle istituzioni europee».
CALDEROLI – Nettamente contraria l’opinione di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa. «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. La sovranità appartiene ai popoli e solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa».
