di Marco
Ho 25 anni, sono attualmente specializzando in storia contemporanea presso l’università di Verona. Visto che ad ottobre mi laureo, oltre ai soliti lavoretti stagionali, sto cercando lavoro nel mio settore, con umiltà. "Le faremo sapere". I colloqui di lavoro sembrano semplicemente operazioni che le aziende italiane compiono solo per lavarsi la coscienza per poi assumere i "soliti noti" o "idioti". Purtroppo chiamarci neolaureati, forse, è una presa per i fondelli. I giovani laureati italiani, i "nessuno", i figli dei contadini e degli operai della provincia, desolata, come la mia (abito a Chioggia – VE), sono "neodisoccupati". Quale futuro per noi figli "rinnegati" di quest’Italia? L’estero? Le confido che molti miei amici ci stanno pensando, ed anch’io lo faccio.
Con un biglietto aereo e un po’ di sogni vorremmo dimenticarci di questa nostra Italia, così matrigna e così crudele. A noi "barbari" che quando facciamo i colloqui di lavoro che veniamo scartati da persone più incompetenti di noi e siamo serviti da un’amministrazione pubblica indecente, cosa resta? Andarcene, e una valigia per continuare a sognare. Sognare un sentiero di opportunità. Siamo l’élite dei "nessuno" e cercheremo comunque la nostra "isola che non c’è". Ma non chiedeteci di amare l’Italia, ora.
