Linee eleganti con tastiera touch-screen all’ultimo grido e logo sul retro: sembra un i-Phone. Ma guardando meglio si può scoprire che sul mercato cinese spopola non solo l’i-Phone della Apple, ma anche un’altra versione chiamata Hi-Phone, a quanto riferisce il New York Times. E la differenza di prezzo tra l’uno e l’altro è notevole: l’i-Phone costa 500 dollari, l’Hi-Phone tra i 100 e i 150.
L’Hi-Phone è, naturalmente, una copia, che però, a detta dei venditori e dei compratori funziona perfettamente. E non è il solo. A Shenzhen ci sono già decine di fornitori che vendono a buon mercato cellulari falsi di svariate marche (Nokia, Motorola e Samsung, per citarne alcune). Cellulari contraffatti non di marca si vendono a 20 dollari.
I progressi tecnologici hanno permesso alle piccole imprese di spostare verso l’alto il loro valore di produzione, ma anche all’industria della contraffazione di svilupparsi. Dopo le finte borse, i Dvd a basso costo il mercato dei tarocchi ha puntato il mondo della telefonia mobile.
E non deve sorprendere se una fabbrica automobilistica cinese, la Geely, ha addirittura riprodotto, fiammante e nuova di zecca, una Rolls Royce Phanton, chiamata Geely Exellence, che ha perfino esposto al Shanghai Motor show con un prezzo di 30 mila sterline (circa l’equivalente in euro) contro le 250 mila dell’originale.
Sebbene il commercio di cellulari contraffatti (sono chiamati shanzhai, che significa mercato nero) esista solo da pochi anni, essa rappresenta oltre il 20 per cento delle vendite in Cina, che, secondo la società di ricerca Gartner, è il più grande mercato per l’industria tecnologica in generale e per i cellulari in particolare.
Questi cellulari vengono anche esportati illegalmente all’estero: Russia, India, Medio Oriente sono i maggiori acquirenti, ma richieste arrivano anche dall’Europa e dagli Stati Uniti.
Allarmati per la rapida crescita della contraffazione, i produttori del settore avvertono sui potenziali rischi per la salute come, ad esempio, la possibilità che batterie a basso costo possano esplodere, come è già successo.
Finora, tuttavia, la Cina ha fatto ben poco per fermare la proliferazione dei falsi. Il mese scorso il ministro dell’Industria ha lanciato un monito, ma non è bastato a influenzare e fermare le vendite.