Si può fare, lo ha fatto la Provincia di Trieste con i 10mila euro che doveva allo chef Gianfranco Vissani. Però Vissani doveva qualcosa ad Equitalia, cioè la società di riscossione della Agenzia per le Entrate. Ora Vissani farà ricorso, giura di non dover nulla al fisco. Può darsi e può darsi di no, non è il singolo caso che interessa, al massimo incuriosisce per la notorietà del personaggio. La questione è altra e più grande: perchè solo la mosca bianca della Provincia di Trieste si ricorda di questa legge dello Stato. Immaginate si cominciasse ad applicare la legge su larga scala: professionisti, fornitori, appaltatori…milioni di persone che direttamente o indirettamente lavorano per la Pubblica Amministrazione e dalla Pubblica Amministrazione vengono pagati (spesso va detto con grave ritardo) si troverebbero di fronte a un notevole deterrente e a un potente incentivo.
Di fronte alla concreta minaccia di veder dirottata la loro parcella o la loro fattura nelle casse del fisco, non è che automaticamente smetterebbero, se lo fanno, di evadere le tasse (100 miliardi di euro all’anno di evasione non sono attribuibili a pochi cattivi soggetti). Però si farebbero due conti, almeno quando ricevono dal fisco una richiesta di pagamento. Invece di andare dal commercialista e dall’avvocato, sicuri di pagare il giorno del poi e l’anno del mai, quanto almeno accertato lo pagherebbero. Non fosse altro che per essere pagati.
Ma la mano pubblica, lo Stato, la Pubblica Amministrazione questa legge che c’è ed è in fondo anche logica (se devi soldi allo Stato e lo Stato deve soldi a te, prima di tutto si confrontano e pareggiano i conti) non la usano. Forse non la conoscono, forse nessuno la insegna. Quel che è certo è che quel di cui siamo sicuri, pronti a giurare in ogni occasione e chiacchiera, e cioè che in Italia leggi concrete anti evasione non ci sono, sicuro non è per nulla. Anzi è falso. La legge c’è, anzi ci sarebbe.