Una bella bionda, alta, con gli occhi azzurri e un sorriso all-american, Chelsea Handler, 33 anni, fino a due anni fa negli Usa era praticamente sconosciuta. Poi, nel luglio 2007, la tv via cavo E! decide di lanciare ”Chelsea Lately”, un talk show comico della notte dove la Handler — ultima di sei figli di una madre mormona e di un padre ebreo del New Jersey — sfodera tutta la sua ironia per fare a pezzi la superficialità delle star hollywoodiane, senza per altro risparmiare se stessa.
Nonostante debba competere con una sfilza di rivali agguerriti (e quasi sempre uomini) la serie — una versione hollywoodiana del mitico ”The Daily Show With Jon Stewart” – lo show è stato un hit istantaneo, con una media di oltre mezzo milione di spettatori a puntata: molto più di tutti gli altri programmi via cavo trasmessi nella stessa fascia oraria.
Nel suo show la Handler non ha paura di demolire i miti più sacri d’America — in una puntata ha addirittura scherzato sulla malattia del campione Lance Armstrong — infischiandosene delle potenziali ramificazioni che questi continui attacchi potrebbero avere un giorno sulla sua carriera. Forse perché, come ha scritto il Times, ”non importa quanto brutale e politicamente scorretto è il suo senso dell’humor, il pubblico la trova simpatica”.
”Non sono mai stata una fan del politically correct — dice lei — la comicità è un diritto costituzionale e poi gli stereotipi sono sempre spassosi. Purché — precisa — non rasentino l’orribile. Dire che gli afroamericani sono ritardatari, che gli asiatici non sanno guidare e che gli ebrei sono ottimi contabili è non solo vero, ma anche piuttosto divertente”.
Ora Chelsea, che non ha peli sulla lingua, ha scritto un nuovo libro (in uscita anche in Italia da Mondadori) con un titolo che è tutto un programma: ”Are You There Vodka? It’s Me, Chelsea” (Vodka, ci sei? Sono io, Chelsea). E’ l’autobiografia di una giovane donna che adora il sesso e, quando si trova in difficoltà, fa appello al «potere superiore» della vodka. Il libro è rimasto per diverse settimane ai primi posti delle classifiche del New York Times.
Autorevoli quotidiani si sono precipitati a dedicarle lusinghieri profili, cercando di radiografare i motivi che l’hanno trasformata tanto rapidamente in ciò che il New York Times definisce ”una figura di culto’e il magazine W ”un mito giovanile”. ”Chelsea è l’antidoto spudorato e onesto a un certo giornalismo edulcorato al silicone”, teorizza il Times, che la definisce ”una feroce critica dei costumi sociali contemporanei, come lo era Sandra Bernhard 20 anni fa”.
Ma anche se la «E!» le ha rinnovato il contratto sino al 2012, non tutti trovano Chelsea divertente. Tra i suoi detrattori c’è il potente critico di Variety Brian Lowry, secondo il quale ”Chelsea Lately” è ”un contenitore perfetto riempito dal talento sbagliato”.
Che cosa pensa la Handler degli altri comici americani come John Stewart, Sarah Silverman, e David Letterman? ”Mi piacciono — risponde — però l’unica cosa che hanno in comune con me è il colore della pelle: siamo tutti bianchi”. E aggiunge: «Anche loro usano il sarcasmo, la mia qualità preferita, in una persona o in un animale.
Su internet i siti che parlano della Handler sono dozzine. Uno di essi elenca quali sono gli oggetti della sua casa cui tiene di più: ”Uno è sicuramente il frullatore elettrico che tengo in cucina per prepararmi i cocktail Margarita”. That’s show business, baby.
