«Chiuso per crisi». Un avviso a cui gli abitanti di Chicago, la metropoli dove il presidente Barack Obama ha mosso i suoi primi passi come politico, rischiano di doversi abituare con velocità.
La città, infatti, è sull’orlo della bancarotta e il sindaco, il democratico Richard Daley, ha adottato un piano estremo: chiudere tutto per tre giorni, assicurando solo, e ad organico minimo, i servizi essenziali. Negli ospedali, quindi, funzioneranno solo i pronto soccorso mentre rimarranno chiusi i reparti. Serrata forzata anche per gli uffici pubblici e i servizi come la raccolta rifiuti. Gli insegnanti poi, dovranno accettare giorni di ferie non pagate per evitare una spirale di licenziamenti.
Tutto per risparmiare 8.3 milioni di dollari di stipendi: un’inezia rispetto alle perdite colossali della città causate, come in molte aree degli Usa, dal crollo delle entrate di imposta sulla casa e tasse sui consumi. Un brutto colpo per la città in cui Obama ha iniziato la sua carriera politica proprio battendosi per i diritti sociali.
In altre zone stanno anche peggio: la California è sull’orlo della bancarotta e sta pagando tutti i suoi fornitori e creditori con delle cambiali: quasi due miliardi di dollari di «pagherò», ma in cassa, per ora, i soldi non ci sono. In Pennsylvania 255 impiegati pubblici sono stati licenziati con dieci giorni di preavviso e senza liquidazione per «mancanza di fondi». Situazioni , al momento, senza via d’uscita.