Lo scontro fra i due quotidiani cattolici in lingua italiana, Osservatore Romano e Avvenire, felpato quanto si vuole, è ormai aperto e conferma le indicazioni di uno scontro in atto tra le alte gerarchie della Chiesa in Italia, Vaticano e Commissione episcopale.
La conferma viene da una intervista di Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano, quotidiano della Curia vaticana, la cui linea politica è ricondotta direttamente al Papa. L’intervista è stata pubblicata dal Corriere della Sera di lunedì mattina e successivamente dal sito internet Corriere.it.Â

Vian comincia dicendo: “E’ vero, sulle vicende private di Silvio Berlusconi non abbiamo scritto una riga. Ed è una scelta che rivendico, perché ha ottime ragioni”.
Il giornalismo italiano, prosegue Vian, “pare diventato la prosecuzione della lotta politica con altri mezzi. Segno che la politica, in tutti i suoi schieramenti, è piuttosto debole. Infatti da alcuni mesi la contesa tra partiti sembra svolgersi soprattutto sui giornali, che hanno assunto un ruolo non soltanto informativo, come mostrano anche le vicende degli ultimi giorni”.
Come usa nelle buone famiglie, Vian non fa mancare la solidarietà a Dino Boffo, direttore di Avvenire e al centro di una serie di accuse e contro accuse nei giorni scorsi sulla sua presunta omosessualità  non si discute, ma Vian esprime qualche perplessità sulle scelte di Avvenire: “Non si è forse rivelato imprudente ed esagerato paragonare il naufragio degli eritrei alla Shoah, come ha suggerito un editorialista del quotidiano cattolico?”. Anche nella comunità israelitica si sono risentiti. E poi l’Italia è il paese che “ha soccorso più immigrati, mentre altri, penso per esempio a quello spagnolo, proprio sugli immigrati usano di norma una mano molto più dura? Mi sembra davvero un caso clamoroso, nei media, di due pesi e di due misure”.
Secondo Vian, i rapporti tra Italia e Santa Sede “sono buoni. Berlusconi è stato il primo a chiarire che non sarebbe andato a Viterbo per la prossima visita del Papa quando ha capito che la sua presenza avrebbe causato strumentalizzazioni”. L’incontro all’Aquila “è saltato per non alimentare le polemiche”, ma “si è trattato di un gesto concordato, di responsabilità istituzionale da entrambe le parti. Tanto più che i rapporti tra le due sponde del Tevere sono eccellenti, come più volte è stato confermato: nelle relazioni tra Repubblica italiana e Santa Sede non cambia nulla”.
