La Chiesa cattolica ribadisce il proprio “no” all’utilizzo della pillola del giorno dopo, anche nel caso in cui la paziente sia stata vittima di violenza sessuale. A sottolinearlo, in un articolo apparso questa mattina sull’Osservatore Romano, il vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Jean Laffitte.
«Tale giudizio – anticipa il prelato – non impedisce di continuare gli studi circa i modi più adatti per affrontare i gravissimi problemi causati dalla violenza sessuale a una donna», ma «se da una parte la donna vittima di una terribile aggressione alla sua dignità ha il diritto di difendersi, anche attraverso l’uso di mezzi che potrebbero impedire l’ovulazione e la fecondazione, occorre d’altra parte ribadire che va difeso anche il diritto alla vita dell’essere umano eventualmente già concepito». Quindi, conclude Laffitte, «se ci fosse una qualche incertezza al riguardo, non sarebbe lecito utilizzare mezzi che potrebbero avere un effetto anche abortivo».
A motivare questa presa di posizione, l’enciclica “Evangelium vitae”, per cui «sotto il profilo dell’obbligo morale, basterebbe la sola probabilità di trovarsi di fronte ad una persona per giustificare la più netta proibizione di ogni intervento volto a sopprimere l’embrione umano».
Dubbi anche sulla liceità morale dei metodi contraccettivi. «Occorre osservare – secondo Laffitte – che, pur essendo la contraccezione un atto di natura essenzialmente diversa, l’uso abituale e banalizzato dei mezzi contraccettivi, lungi dal fare regredire il ricorso all’aborto, trova spesso in quest’ultimo il suo prolungamento».
Sara Grattoggi
(Scuola Superiore di Giornalismo Luiss)