Forse non si arriverà mai all’eterna giovinezza, ma un invecchiamento più lento pare davvero possibile. O almeno ne è convinto Arlan Richardson che in Texas ha presentato il risultato di una ricerca medica, secondo la quale esiste un determinato prodotto chimico che è in grado di allungare la vita agli esseri viventi.
Dopo trent’anni di osservazioni sugli animali, Richardson è arrivato a concludere che, con gli opportuni accorgimenti, il rapamycin (così si chiama la magica sostanza) potrà essere usata anche per creare pillole “antinvecchiamento” fatte apposta per gli uomini.
Per ora questo non è possibile, anche se il rapamycin viene usato già clinicamente in molte circostanze: dalle operazioni a cuore aperto al trapianto di organi. Ma la sua capacità di diventare una specie di “elisir di lunga giovinezza” è invece una novità. Il dottor Richardson ha rivelato che in duemila laboratori, testando il composto sui topi, il rapamycin ha avuto effetto. In media, ha prolungato la vita degli esemplari maschi da 1078 a 1179 giorni e quella delle femmine da 1094 a 1245.
Non si faranno aspettare ovviamente le critiche di chi pensa al risvolto sociale della vicenda. Una vita umana che potrebbe diventare stabilmente ultrasecolare comporterà un’estensione del periodo lavorativo, maggiori costi per l’assistenza sanitaria e più in generale un obbligo di assicurare una qualità della vita apprezzabile anche a chi vivrà un’età anziana per molto più tempo.
Il fatto più singolare di tutta la vicenda è che il rapamycin non è certo un prodotto chimico molto diffuso: è il suolo della sperduta isola di Pasqua a custodirlo. Gli scienziati che ne scoprirono nel 1970 l’esistenza arrivarono fin laggiù.