“Io vado sui binari”, erano le 23 e 50, il treno a Viareggio era appena deragliato e Carmine Magliacano sui binari c’è andato, di corsa. Agitando le braccia per farsi vedere, perchè lo vedesse chi guidava l’Intercity che arrivava da Roma con un centinaio di passeggeri. Carmine quel treno l’ha fermato e quelle vite le ha salvate. Carmine capostazione ed eroe per caso.
Non doveva, anzi in teoria non poteva andarci su quei binari: nell’era dell’informatizzazione anche nei posti di lavoro, lui in quella stazione avrebbe potuto non esserci. Come già avviene nel resto della Toscana, dove il personale ferroviario notturno è stato sostituito da computer che dirigono il traffico.
Invece Carmine, subito dopo il deragliamento delle cisterne contenenti Gpl che ha causato sinora 18 morti, ha capito che la tragedia avrebbe potuto essere ancora maggiore, perché a quell’ora, le 23.50, stava giungendo l’Intercity da Roma. Mario, il manovratore, aveva le mani legate, visto che leve e comandi non rispondevano agli ordini. Allora Carmine, 58 anni e padre di due figli, ha deciso di fare un tuffo nel passato e di avventurarsi per i binari e di sbracciarsi con la paletta per indicare il pericolo. Come succedeva prima.
Prima, però, aveva tolto l’elettricità alla linea, facendo bloccare il convoglio deragliato e salvando la vita dei due macchinisti. Nessuna macchina avrebbe avuto la stessa tempestività, nessuna computer avrebbe avuto l’intelligenza necessaria per fare altrimenti. Carmine, eroe per caso, continua a schivare telecamere e taccuini. E ribadisce l’ovvietà del suo gesto: «Non potevo fare altrimenti». Sarà, ma intanto l’ha fatto. E ha messo in salvo un centinaio di passeggeri ignari di andare incontro alla morte.