VIGILANZA RAI: IL COMPROMESSO PER LA SCELTA DI ZAVOLI

Il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Massimo Franco sul caso della vigilanza Rai intitolato ”Il triangolo”. Lo riportiamo di seguito:

”L’idea di chiudere la guerra sulla presidenza della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai ricorrendo al nome di Sergio Zavoli, dice a che punto fosse arrivato lo scontro. Il senatore della tv di Stato, prima ancora che del Pd, è un «grande vecchio » con connotazioni professionali più che politiche.

Proprio per questo sembra l’unico in grado di rimettere d’accordo tutti, almeno in teoria; e di accreditare un simulacro di tregua fra governo e opposizione. Serpeggia la tentazione di considerarlo un parafulmine istituzionale che mette fine ad una vicenda seguìta con fastidio crescente dall’opinione pubblica. Ma forse la sua scelta di garanzia rappresenta qualcosa di più. È la vittoria in extremis di quanti hanno preferito tentare la strada della stabilità piuttosto che rassegnarsi al tanto peggio tanto meglio; e di un Walter Veltroni che fino a ieri mattina sembrava schiacciato in un angolo: anche se la soluzione appare più il frutto della disperazione del Pd che di una sua strategia.

La candidatura è emersa dopo l’udienza concessa ieri dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al leader dell’opposizione; dopo le dimissioni degli uomini di Antonio Di Pietro dalla commissione; e dopo una mediazione del solito Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Silvio Berlusconi. Ora ognuno potrà dire di avere vinto: sebbene non sia esattamente così. L’indicazione di Zavoli al posto del «reprobo» del centrosinistra Riccardo Villari, scelto dal Pdl e da due commissari dell’opposizione, indebolisce di colpo manovre che con la vicenda avevano ormai poco a che fare.

Il compromesso si può considerare il frutto di una triangolazione fra Veltroni, Quirinale e Letta: almeno nel senso che gli schieramenti conoscevano la preferenza di Napolitano per una soluzione condivisa da tutti. Per il segretario del Pd si trattava di uscire da una trappola, e in qualche misura ci è riuscito. Il suo partito era in tensione e tentato, in alcuni settori, di offrire sponde contro di lui; l’Idv gridava studiatamente contro i «no» berlusconiani; e Villari si era rifiutato di gettare la spugna anche dopo avere incontrato Veltroni. Ma Zavoli è il candidato ecumenico che il neopresidente chiedeva come condizione per fare un passo indietro.

Le sue dimissioni, prima come minimo discutibili, ora appaiono motivate e attese. Non sono da escludersi ostacoli residui. La situazione, però, si è svelenita. Se davvero il Pdl ha eletto Villari con l’intenzione di sbloccare lo stallo, può considerarsi soddisfatto. E se Berlusconi, come ha ripetuto ieri, voleva che l’opposizione «cambiasse cavallo», è stato accontentato. Il rammarico è che per arrivarci siano state necessarie tante asprezze: l’identikit di Zavoli probabilmente si poteva indovinare già due settimane fa. Pochi, però, volevano vederlo, forti delle proprie ragioni pretestuose: nel governo, e soprattutto in una parte del centrosinistra”.

Published by
admin