Vigilanza Rai: Villari non si dimette. Berlusconi: “Ora lasci”

Riccardo Villari non lascia la presidenza della commissione di Vigilanza Rai. Gelo tra il senatore Pd e il suo partito, che aveva trovato l’accordo con il Pdl sul nome di Sergio Zavoli, dopo l’uscita di scena di Leoluca Orlando. Il Pd ha annunciato che non parteciperà ai lavori della Commissione finché Villari non rassegnerà le dimissioni, mentre l’ufficio di presidenza del Senato ne ha proposto l’espulsione. In serata anche i presidenti della Camera e del Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani hanno invitato Villari a dimettersi per rispetto delle istituzioni. Poi l’invito è arrivato anche dal presidente del Consiglio.

Berlusconi: «Si dimetta, ok a Zavoli». «Maggioranza e opposizione hanno condiviso e concordato la designazione del senatore Zavoli a presidente della commissione di Vigilanza – ha detto il premier – Il senatore Villari può dirsi soddisfatto di avere in fondo contribuito a determinare queste condizioni e può quindi serenamente rassegnare le dimissioni convinto così di rendere un servizio alle istituzioni».

Il Pd decide l’espulsione. L’Ufficio di presidenza del Pd del Senato ha deciso l’espulsione di Villari nella riunione del direttivo a palazzo Madama. Lo ha annunciato la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro.

Villari: decisione unilaterale. «Il gruppo parlamentare del Partito democratico è la mia casa politica. Ho contribuito io stesso a costruirla, sono stato tra i fondatori», ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Riccardo Villari, che giudica l’espulsione «una decisione unilaterale e dal sapore poco democratico. Ci chiamiamo democratici – aggiunge – perché consideriamo il confronto il metodo principe per risolvere i problemi dei cittadini. Purtroppo la vicenda della Vigilanza è stata marcata, al contrario, non dal confronto ma dagli ordini impartiti in modo militare».

«Resto presidente. «Ho deciso di mantenere il ruolo di presidente della Commissione di Vigilanza che mi è stato affidato col voto di parlamentari che hanno svolto legittimamente la loro funzione». Lo ha detto il presidente eletto della Vigilanza, Riccardo Villari, che ha chiesto «rispettosamente a tutti i colleghi della Commissione di compiere un atto di coraggio e di permettere a questo organo di garanzia di svolgere il suo delicato e impegnativo lavoro».

«La politica faccia un passo indietro». Villari chiede anche «alla politica dei partiti di fare un passo indietro» e precisa che, pur avendo «la massima stima e considerazione per il senatore Zavoli», si sente a sua volta «un esponente e un uomo del Partito Democratico, e sottolineo democratco, e per questo so che il valore delle istituzioni precede il peso delle segreterie».

«Minacce e offese inaccettabili». Per Villari un errore di valutazione della situazione politica ha ridotto nel pantano politico l’elezione del presidente della Vigilanza. «Un danno grave per gli italiani», dice. Il presidente sottolinea che c’è stata, dopo lo stallo, una dichiarazione della maggioranza sul cambio di strategia: «Questa pubblica dichiarazione – sostiene – è stata sottovalutata e non contrastata con alcun efficace disegno politico, facendo sì che io fossi eletto presidente». Villari sottolinea poi che dopo la sua elezione è iniziata «una lunga sequenza di pressioni, minacce e offese inaccettabili per chiunque e pericolose per un parlamentare che esercita il mandato affidato dal popolo», nonostante lui fosse stato eletto democraticamente.

Veltroni: ora se ne occupi Palazzo Chigi. «Noi abbiamo raggiunto un’intesa con palazzo Chigi su un nome di assoluto livello – ha detto Walter Veltroni commentando le ultime vicende della commissione di Vigilanza Rai – A questo punto il problema non è più mio, ma tutto in casa della destra. Spetta a chi ha questa responsabilità di applicare questa intesa». Il leader del Pd ha ricordato che dopo essere stato eletto con i voti della maggioranza Villari aveva assicurato che non avrebbe fatto nulla in contrasto con il suo partito, poi che si sarebbe dimesso, poi che voleva comunicare con i presidenti delle Camere. Insomma questa situazione «ha preso un carattere farsesco», rimarca Veltroni

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