Le manifestazioni di piazza dovranno essere sempre filmate. Il Viminale riscrive le regole per la gestione dell'ordine pubblico e nella direttiva destinata a prefetti e questori inserisce una disposizione che non mancherà di suscitare polemiche. Perché prevede che tutti i partecipanti vengano ripresi dalle telecamere affidate ai poliziotti per controllare costantemente lo svolgimento dei cortei o dei sit-in.
La circolare voluta dal ministro dell'InternoRoberto Maroni dopo le proteste e le preghiere islamiche di chi — a Milano e in altre città si è schierato con i palestinesi di Gaza — è firmata dal capo della polizia Antonio Manganelli. Il documento non contiene divieti specifici che riguardano i luoghi di culto e non obbliga i promotori a versare una sorta di cauzione per risarcire eventuali danni provocati, come era stato annunciato la scorsa settimana. Impone invece la ripresa costante di chi sfila, anche se non si verificano incidenti o scontri con le forze dell'ordine.
«Diviene particolarmente rilevante — scrive il prefetto — l'attività di documentazione video- fotografica assicurata dalla polizia Scientifica che tenga conto, non solo delle eventuali finalità probatorie ai fini processuali, ma anche delle fondamentali esigenze di supportare adeguatamente la visione generale degli accadimenti, anche in vista della idonea fruibilità nella ricostruzione complessiva delle situazioni processualmente rilevanti».
Nessun riferimento esplicito viene fatto alla preghiera davanti al Duomo di Milano che tante polemiche aveva provocato lo scorso 3 gennaio. Però il richiamo appare chiaro. Anche perché il prefetto invita i responsabili dell'ordine pubblico ad avviare «una proficua interlocuzione con i promotori e gli organizzatori orientata a realizzare e mantenere forme di efficace negoziazione o di cooperazione in una prospettiva di bilanciamento tra il pieno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero e l'esigenza di tutela della legalità e dei diritti della cittadinanza». Non a caso viene sottolineato come «lo sviluppo dell'attività di negoziazione — condotta sia sul piano formale, sia su quello informale — condiziona fortemente la situazione dell'ordine pubblico».
