Waterboarding/ ombra su Scotland Yard, aperta inchiesta su tecniche di interrogatorio da parte di agenti britannici

L’ombra del “waterboarding” si allunga sulla polizia britannica, a quanto si apprende dall’Agi. Agenti di Scotland Yard utilizzarono la tecnica di annegamento simulato, considerato da molti una tortura, per interrogare persone arrestate per traffico di droga.

La pesante accusa è solo una di quelle che stanno affiorando nell’ambito di un’ampia inchiesta sulla corruzione di agenti accusati di fabbricare ad arte le prove e rubare gli oggetti degli arrestati. E l’accusa è destinata a rinfocolare il dibattito sulla brutalità della polizia britannica, divampato all’indomani delle proteste anti-G20 ad aprile.

La controversa tecnica di interrogatorio utilizzata dalla Cia e a Guantanamo sarebbe stata usata da 6 agenti autori di una retata contro il narcotraffico che portò all’arresto di 4 uomini e una donna ad Enfield e Tottenham. La polizia sostenne di aver trovato un’ingente quantità di cannabis e di stupefacenti.

Quattro mesi più  tardi però l’inchiesta fu abbandonata con la tesi che continuarla non sarebbe stato di pubblico interesse. Ma secondo il Times, il processo fu chiuso perché, in caso contrario, avrebbe alzato il velo sulle torture compiute dai poliziotti che perquisirono le abitazioni.

Nessuno degli agenti sospettati è stato arrestato, ma l’inchiesta ha già portato ad alcune sospensioni. Un portavoce di Scotland Yard ha dichiarato: «Poiché l’inchiesta è ancora in corso, non è il caso di fare ipotesi. Si tratta di gravi accuse che sollevano preoccupazioni reali. Il Met (la polizia britannica) non tollera comportamenti che scendano al di sotto degli standard che il pubblico, gli agenti del Met e il personale si attendono».

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