CITTA' DEL VATICANO – ''Polonia, patria mia''. Cosi' disse nel 1997, durante il sesto viaggio. Alla sua terra, Giovanni Paolo II, accenno' fin dalla prima apparizione, appena eletto, alle 19.30 di quel 16 ottobre 1978: ''gli eminentissimi cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un Paese lontano'', disse. Karol Wojtyla non dimentico' mai le sue origini. Convinto che fosse un disegno provvidenziale a volere, in quel momento storico, il primo papa polacco, in tale ruolo non solo ha permesso l'affermarsi del sindacato di Solidarnosc, con tutte le conseguenze che esso ha avuto sugli equilibri mondiali, ma e' stato un formidabile promotore della conoscenza della storia e della cultura del suo Paese. ''Qui – ha detto a Zamosc, nel giugno del 1999 – sembrano parlare con potenza eccezionale, l'azzurro del cielo, il verde dei boschi e dei campi, l'argento dei laghi e dei fiumi. Qui suona in modo particolarmente familiare, polacco, il canto degli uccelli. E tutto cio' testimonia l'amore del Creatore''. L'essere polacco per Wojtyla ha avuto un significato ed un valore storico e provvidenziale. Il fatto che uno di noi sia stato messo a capo della Chiesa cattolica – disse nel 1979 durante il suo primo viaggio da papa nel suo Paese – dimostra che siamo al centro della storia. Erano tempi difficili per la Polonia: c'erano il comunismo, la crisi economica e i negozi vuoti. La gente era come spenta. Il sabato sera, per le vie di Varsavia, come in quelle delle cittadine sparse tra i boschi, spesso gli ubriachi erano giovani. Dopo l'elezione di Wojtyla, qualcosa cambio': i polacchi avevano il papa. Per una nazione definita 'semper fidelis' e nella quale la Chiesa era la custode delle tradizioni nazionali, non era poco. Di questo, Giovanni Paolo II era ben conscio. E voleva la rinascita dello spirito nazionale. Ma in Polonia c'era un governo comunista sotto shock per il fatto di trovarsi papa l'arcivescovo di Cracovia. Un governo che subiva e tentava di difendersi da quel fiume in piena che era Giovanni Paolo II all'inizio del pontificato. Cosi', dopo avergli censurato a fine 1978 un messaggio diretto ai fedeli della sua Cracovia, consenti', riluttante, il suo viaggio in Polonia del 1979. Il primo ritorno in patria fu trionfale. Folle immense, chiese piene all'inverosimile, la gioia dei polacchi. Il Papa esalta lo spirito e la storia nazionali. Passano pochi mesi e si avvertono i prodromi di quello che sara' Solidarnosc. L'estate del 1980 e' quella degli scioperi di Danzica che poi dilagano in tutto il Paese. A novembre del 1980, il Papa esprime la propria gioia per il riconoscimento del primo sindacato libero del mondo comunista; l'8 dicembre, in piazza di Spagna prega la Madonna perche' ''protegga la Polonia''. Il 15 gennaio 1981 Lech Walesa e una delegazione di Solidarnosc vengono ricevuti in udienza: l'incontro dura un'ora e mezza e si conclude col canto dell'antico inno polacco ''Dio protegga la Polonia'', il canto che era stato intonato nelle settimane difficili di agosto e di settembre nei cantieri navali di Danzica e di Stettino. Canta anche il Papa. Appena 4 mesi dopo, ci sara' l'attentato di Ali' Agca. Proprio il timore del contagio polacco, sara' il 'cui prodest' della ''pista bulgara'', mai dimostrata, ma mai dimenticata, alla quale il Papa, 21 anni dopo, in Bulgaria, dira' di non aver mai creduto, con un'affermazione che ai piu' sembro' ''politica''. Gli anni a cavallo della caduta del Muro, della quale e' ritenuto uno dei maggiori artefici, e' il momento del suo massimo sforzo per realizzare il sogno di vedere i Paesi dell'est, primo tra tutti la Polonia, superare il comunismo senza cadere nell'egoismo capitalista, intraprendendo una sorta di terza via, quella del ''solidarismo'', caro alla dottrina sociale cristiana. Vorrebbe una Polonia rinnovata. In politica, ma anche in morale. Nel 1990 ''e' inquieto'' per la situazione di conflitto in seno a Solidarnosc fra Walesa e il governo democratico di Tadeusz Mazowiecki; chiede il ''definitivo riconoscimento'' delle frontiere occidentali della Polonia, quelle uscite dalla Seconda guerra mondiale; invita i giovani a ''frenare i vizi sociali''. Nel 1991 esorta a ''saper fare buon uso della liberta' per poter ricostruire gradualmente tutta la vita in Polonia, superando le crisi socio-economiche e morali'' e rifiutando il modello consumista. ''Parole al vento?'' si chiedera' egli stesso. A prima vista sembra proprio di si'. Al governo e' ritornata una coalizione di post comunisti; Solidarnosc, divenuto un partito, e' stato sconvolto dagli scandali e sconfitto alle elezioni; di rigore morale e' difficile vedere segni. Persino la Chiesa, nel 1999, subira' i rimproveri papali per la ''mancanza di cuore'' con cui sta affrontando la nuova societa'. ''Conservatemi un posto nel vostro cuore'', ha detto il 10 giugno 1997 al momento di lasciare Cracovia per tornare in Italia. Almeno questo, colui che molti, in patria, ritengono il polacco piu' importante della storia, lo ha ottenuto di sicuro. .