Camion e mezzi corazzati con a bordo migliaia di soldati cinesi hanno attraversato giovedi le strade devastate dai disordini di Urumqui, capoluogo dello Xinjiang, con altoparlanti che diffondevano messaggi propagandistici esortando la cittadinanza alla pacifica convivenza etnica, a quanto riferisce la Reuters.
Urumqui nei giorni scorsi è stata teatro di violenti scontri tra cinesi di etnia han e uiguri musulmani, che sono maggioranza nello Xinjiang ma minoranza nel resto della Cina. Il bilancio ufficiale è di 156 morti ed oltre mille feriti, ma uno dei leader uiguri in Europa, Erkin Alptekin, nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio ha denunciato che sono morte 800 persone e che fra i 3 e i 5 mila appartenenti alla minoranza muuslmana uigura sono stati arrestati.
Alptekin, membro del Consiglio mondiale del popolo uiguro, ha riferito che quattro bambini sono stati decapitati a Urumqi e le loro teste sono state esposte all’ingresso della facoltà di Medicina.
Nonostante il massiccio spiegamento di forze cinesi, molti residenti di Urumqui – rileva la Reuters – dubitano che d’ora in avanti sarà possibile per le due comunità coestistere pacificamente. D’altra parte Pechino non può permettersi di perdere il controllo dello Xinjiang, una vasto territorio desertico confinante con Russia, Mongolia, Kazakistan, Kyrgystan, Tajikistan, Afghanistan, Pakistan e India, principale fornitore di gas naturale e con abbondanti riserve petrolifere.
Le previsioni sul futuro a breve nella regione non sono confortanti. Dice Bo Zhiyue, ricercatore e sinologo all’East Asian Institute dell’Università di Singapore: ”Le cose potranno trascinarsi così per lacuni giorni, ma è inevitabile che prima o poi il governo usi la forza, altrimenti la situazione diverrebbe incontrollabile e la Cina non può lasciare che ciò accada”.
I cinesi di Urumqui hanno accolto con festeggiamenti le truppe cinesi, il cui convoglio si è snodato per svariati chilometri, mentre gli uiguri non nascondono la loro paura. ”Cosa possiamo fare di fronte ad un tale spiegamento di forze”?, si è chiesta Adila, una donna uiguri, intervistata dalla Reuters.
Mercoledi il capo del partito comunista di Urumqui, Li Zhi, ha annunciato in una conferenza stampa che i reponsabili dei disordini che hanno sconvolto la città saranno condannati a morte.