La Repubblica pubblica un commento di Vittorio Zambardino sulle dimissioni del cofondatore di Yahoo! Jerry Yang intitolato ”E la borsa cancello’ ‘il primo nome di internet”’. Lo riportiamo di seguito:
Da 31 a 10 quanto fa? Fa le dimissioni del fondatore di Yahoo! Jerry Yang e una caduta lungo un pendio in fondo al quale potrebbe esserci la riduzione a colonia editoriale, a puro marchio glorioso, per mano di uno dei due padroni che restano vivi: Microsoft o Google. Proprio il destino che si voleva evitare. Questo sta succedendo a Yahoo!, e se qualcuno sta pensando: “ma a me che importa?” sbaglia, sbaglia di grosso. Quando cadono gli dèi la loro rovina ha sempre qualcosa da dirci.
La crudeltà del mercato – Come stanno le cose lo rappresenta molto bene un grafico pubblicato da Cablogrammi di Massimo Russo pochi giorni fa. Mostra la caduta del titolo di Yahoo! sul mercato finanziario del Nasdaq nel corso degli ultimi mesi. Quando si trattava per l’ingresso di Microsoft nell’azionariato l’offerta di Bill Gates (chi per lui) era di 31 dollari ad azione. Fu rifiutata. Il 13 novembre scorso Yahoo! valeva 11 dollari per pezzo. E’ successo perché l’interesse degli azionisti non guardava all’orgoglio di bandiera, ma alla preservazione del “valore” (finanziario) dell’azienda. Per farlo – ha detto il mercato – ci volevano i soldi di Microsoft.
Ma perché parlate sempre di borsa? – Yahoo! E’ stato”il primo nome di internet”, la novità che si mostrava al capo per convincerlo che le cose stavano cambiando, che era possibile trovare “tutto” su un argomento, anche se dietro Yahoo!, nel 1998, c’erano gli esseri umani e una tecnologia povera, non il misterioso e potentissimo algoritmo di Google e i “Googleplex” con centinaia di migliaia di computer in rete pronti ad elaborare in millisecondi ogni ricerca.
Affetto? Un po’ ma la constatazione che quando la tecnologia produce una novità “di contenuto”, un servizio, una novità, se ne impadroniscono e la regolano e governano con una “fredda soggettività” che diventa, nelle società che sono andate in borsa, un patto faustiano: hai molto denaro ma devi ubbidire alle nostre leggi.
E le leggi della borsa dicono che quando – come è accaduto a Yahoo! – non sei più competitivo, quando non reggi la corrente che porta alla concentrazione del mercato in pochissime mani, tu debba “passare” prima che sia troppo tardi. Lo era, troppo tardi, pochi mesi fa, la scelta di Yahoo! fu di difendere la propria indipendenza per non fare un cattivo affare e cedere tutto in cambio di poco. Ci fosse stata un contesto internazionale diverso forse non sarebbe andata così male, ma la pubblicità diminuisce perfino per Google…. Ora bisognerà cedere in cambio di quasi nulla. Perché, cosa è successo negli ultimi mesi? (qui la lettera di Yang scritta ieri ai dipendenti – in inglese)
Cambio di modello: da “editore” a piattaforma – Yang (voce Wikipedia) che era stato uno dei due fondatori di Yahoo!, secondo quell’archetipo americano dei due ragazzini in un garage che sta alla base della nascita di tutti i colossi, da Microsoft a Google, fu chiamato alla guida come sempre si richiama un mito per evitare la rovina.
In pochi mesi sono stati licenziati mille dipendenti, è stata rilanciata la piattaforma tecnologica, tagliate tutte le produzioni di contenuto (Yahoo aveva creato addirittura propri studi televisivi).
Si chiudeva con la linea “editoriale” di Yahoo!, che pensava di poter essere un produttore di programmi televisivi e un partner dei giornali americani nel settore degli annunci, delle news e dei contenuti editoriali. Si provava cioè a correre sul terreno di Google e Microsoft: una “piattaforma” intesa come insieme sempre rinnovato, in continua espansione e concorrenza, che tutto comprende: l’informazione e l’intrattenimento, la pubblicità e gli annunci. Yahoo! provava a diventare un divoratore. Un distruttore di concorrenti, non un concorrente fra altri. Dicono in America, “Too little, too late”. Troppo poco e pure tardi.
Cosa ci dice questa storia? – Ora ci saranno procedure convulse ma la linea di tendenza è quasi obbligata, a meno di non voler imboccare la strada del tracollo finale. Si va verso un’acquisizione. E allora, cosa ci dice questa storia? Ci dice che la grande corsa delle “piattaforme” ha solo due vincitori. Il vecchio padrone di Redmond. Il nuovo Padrone di Mountain View. Gli altri possono giocare in cortile e vivere di briciole. La strada e la piazza del mercato sono nelle mani del duopolio di quegli altri.