L’esercito yemenita ha ucciso oltre 140 ribelli sciiti che avevano preso d’assalto una sede governativa a Saada, nel nord del Paese. Lo ha riferito una fonte dell’esercito che ha parlato di una «feroce guerriglia».
Gli insorti avevano attaccato la città alle tre del mattino cercando di conquistare il quartier generale del governo regionale, ma l’esercito è riuscito a rispondere all’attacco.
Il governo aveva annunciato una sospensione unilaterale dei combattimenti che vanno avanti da diversi mesi, aprendo alla possibilità di un cessate il fuoco se i ribelli, accusati di essere sostenuti dall’Iran, avessero accettato alcune condizioni.
Nonostante un portavoce dei guerriglieri avesse annunciato l’intenzione di «esaminare le condizioni del governo», le ostilità sono riprese.
La principale richiesta del governo di Sanaa era quella di «rispettare il cessate il fuoco, di riaprire le strade, evacuare le postazioni e liberare i civili e i soldati catturati».
Ma per il capo dei ribelli, Abdul Malek al-Huthi, l’offerta di tregua «non è seria» e, dal giornale Asharq Al-Awsat, ha respinto le accuse del governo che il suo gruppo sia sostenuto da Teheran.
Dopo cinque settimane di combattimenti, decine di migliaia di civili sono state costrette a lasciare le proprie case. Il governo accusa i ribelli di tentare di restaurare l’imanato sciita Zaidista, una forma di governo religioso che finì nel 1962 con un colpo di Stato che provocò otto anni di guerra civile.
Lo Zaidismo è un ramo dell’islam sciita che rappresenta una minoranza nello Yemen (a prevalenza sunnita), ma è maggioritario nel nord del Paese.