ZIMBABWE: GLI STATI UNITI NON RICONOSCERANNO IL VOTO

Gli Stati Uniti non riconosceranno l’esito del voto che si svolgerà venerdì nello Zimbabwe. Ad annunciarlo, parlando con la BBC è un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano, Jendayi Frazer. Mugabe, ha spiegato la Frazer, non può rivendicare la legittimità di una vittoria conseguita nell’attuale clima di violenze dirette contro l’opposizione ed i suoi sostenitori.

Opposizione chiede intervento internazionale
Il candidato che ha sfidato Mugabe al primo turno (vincendo ma senza raggiungere il 50+1% dei consensi, con ogni probabilità a causa dei brogli elettorali), leader del Movimento per il Cambiamento Democratico, Morgan Tsvangirai, si è ritirato dal voto, denunciando gli attacchi compiuti dalle milizie filo-governative. Il leader dell’opposizione, ha dichiarato stamani di ritenere necessaria «una forza per proteggere il popolo». «Non vogliamo un conflitto armato – afferma – ma il popolo ha bisogno che le parole di indignazione dei leader mondiali siano supportate dalla rettitudine morale di una forza militare». Queste truppe dovrebbero avere il ruolo di peacekeeper, dovrebbero «separare il popolo dall’oppressore».

L’ Onu minaccia nuove sanzioni
Nel corso della serata di ieri anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si era detto pronto a considerare nuove misure contro lo Zimbabwe se Harare dovesse continuare a ignorare la dichiarazione di condanna dei Quindici adottata nella notte tra lunedì e martedì. L’ambasciatore degli Usa all’Onu Zalmay Khalilzad, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha spiegato la posizione delle Nazioni Unite: «Al momento non abbiamo alcuna data o misura specifica in mente – ha precisato l’ambasciatore parlando con i giornalisti – dobbiamo aspettare un pò di tempo per vedere qual è la reazione».

Il governo non cede
Qualche minuto dopo la lunga maratona diplomatica per accordarsi sul testo di condanna, l’ambasciatore dello Zimbabwe al Palazzo di Vetro, Boniface Chidyausiku, ha detto ai giornalisti che «le elezioni andranno avanti, come vuole la nostra costituzione, anche se il leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai si è ritirato. «Ci piacerebbe avere un ruolo di mediazione imparziale dalle Nazioni Unite – ha detto il diplomatico di Harare – ma le condanne e le accuse non aiutano la situazione». E le parole dell’ambasciatore africano hanno fatto infuriare il collega britannico John Sawers, che aveva preparato una prima bozza della dichiarazione. «Le trovo incredibili», ha detto. In effetti, però, il documento non invoca il rinvio delle consultazioni, richiesto a gran voce dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.

Mugabe: «Tsvangirai ha avuto paura del popolo»
Intanto il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe ha dichiarato di essere pronto a fare negoziati con l’opposizione dopo la tornata elettorale di venerdì prossimo. «Morgan Tsvangirai ha sentito il vento della tempesta politica soffiare contro di lui. Ha avuto paura. Ha avuto paura del popolo», ha tuonato Mugabe. «Abbiamo sentito che ha trovato rifugio all’ambasciata dei Paesi Bassi. Trovato rifugio, perché? Nessuno gli vuole fare del male», ha proseguito Mugabe. «Ma ci sono gli elettori. E gli faranno male, senza dubbio del male politico quando voteranno contro di lui», ha aggiunto ribadendo che le elezioni si terranno ugualmente il prossimo 27 giugno. «Terremo le nostre elezioni. Il verdetto è il nostro verdetto. Gli altri possono dire quello che vogliono ma è il nostro scrutinio e siamo uno Stato sovrano», ha detto davanti ad una folla di sostenitori riuniti a Banket, a nord di Harare.

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