Ferro, manganese, nichel, zinco, cadmio e soprattutto prodotti chimici industriali, tra cui additivi in vernice, sigillanti ed adesivi, in quantità elevate, oltre i limiti consentiti, è questo il drammatico elenco delle sostanze, dalla tossicità vicina a quella della diossina, rinvenute nella falda acquifera intorno alla discarica “Sari” di Terzigno, in provincia di Napoli e in pieno Parco Nazionale del Vesuvio.
I dati, resi noti in un comunicato della provincia campana, area ambiente, sui risultati dei pozzi effettuato dall’Asia Napoli, l’azienda dei servizi di igiene ambientale del comune partenopeo, derivano da un carteggio datato settembre 2010. Una notizia, questa, che sta seminando l’inquietudine tra gli amministratori delle città di Boscoreale, Boscotrecase, Trecase e Terzigno.
“Se i limiti sono fuori norma, ci potrebbero essere gli estremi per la chiusura della discarica”, commentano le giunte comunali, sperando in un intervento della magistratura per il sequestro dell’impianto e del presidente della Provincia Luigi Cesaro, affinché si impegni a non far aprire una seconda discarica nella zona, in località cava Vitello, già al centro di numerose polemiche nei giorni scorsi.
È preoccupato anche il presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, Ugo Leone, che definisce i risultati del monitoraggio della falda acquifera intorno alla discarica “una ulteriore dimostrazione della gravità della decisione di aprire un impianto del genere in un’area protetta” . “Se i dati sono confermati- continua Leone- è evidente che esistono tutti i requisiti per il sequestro dell’area e la chiusura di una discarica che, al danno olfattivo e respiratorio sin qui procurato, rischia di aggiungere anche quello della pericolosità dell’acqua”.
Intanto, si moltiplicano le mobilitazioni cominciate nei giorni scorsi per scongiurare l’apertura di un secondo sito nello stesso territorio. Oltre ai falò di schede elettorali e ai blocchi stradali nei pressi della discarica “Sari”, che impediscono il regolare sversamento dei rifiuti da parte di centinaia di camion costretti ad aspettare all’uscita del casello di Palma Campania, è singolare l’iniziativa delle 500 mamme “vulcaniche”, come amano definirsi, che nei giorni scorsi hanno raggiunto a piedi dai paesi vesuviani il Santuario della Madonna a Pompei. Le donne hanno denunciato la grave situazione ambientale provocata dalla prima discarica già in funzione e dalla quale emanano miasmi nauseabondi.
*Scuola di Giornalismo Luiss