Arezzo ha scelto l’acqua del rubinetto o, per per dirla con lo slogan del Comune, «l’acqua in brocca». In un Paese in cui il 98% della popolazione ricorre stabilmente alle minerali in bottiglia, il caso della città toscana è in decisa controtendenza: un aretino su due, infatti, sceglie stabilmente l’acqua del rubinetto.
In Italia, infatti, in media ogni anno consumiamo 192 litri di acqua in bottiglia a testa contro i 142 della Francia e gli appena 16 della Finlandia. Uno sproposito, soprattutto se si considera che il principale motivo per cui si ripudia il rubinetto non sono le bollicine visto che il 60% della popolazione preferisce l’acqua liscia.
Solo dieci anni fa, quando la società privata Nuove Acque, approfittando della Legge Galli ha preso in gestione la rete idrica di Arezzo, l’80% degli abitanti beveva solo la minerale. Poi qualcosa è cambiato nonostante Arezzo sia una delle città con le bollette più alte d’Italia: poco meno di due euro per mille litri d’acqua. Sembra tanto ma è comunque decisamente meno dei 250 euro richiesti per avere 1000 litri di acqua in bottiglia.
Nuove Acque, dopo le proteste iniziali dovute all’incremento dei costi per l’utente finale, ha lavorato sulle reti limitando le perdite e in accordo con il Comune (ben lieto di tagliare i costi delle bottigliette) ha avviato una campagna nelle scuole. Laboratorio dell’esperimento è stata la mensa della scuola elementare “Monte Bianco” dove le minerali sono scomparse per essere sostituite dalle brocche con l’acqua del rubinetto. L’esperimento, numeri alla mano, ha funzionato e ora la società che gestisce l’acquedotto punta agli uffici pubblici.
Insomma anche in Italia si può vivere senza minerale e non serve nemmeno una legge proibizionista come quella che ha messo al bando l’acqua in bottiglia nella città australiana di Bundanoon.