ROMA – La soluzione per l’ambiente non viene dai biocarburanti. A dirlo è l’associazione ambientalista Greenpeace, che in un nuovo rapporto denuncia che “il diesel europeo viene regolarmente miscelato con i biocarburanti più dannosi per le foreste”, ovvero quelli che vengono prodotti da biomasse come colza, soia e olio di palma.
Per produrre i biocarburanti, spiega l’associazione, viene cambiato l’uso dei suoli, che non vengono più coltivati a fini alimentari ma per coltivare, appunto, colza, soia e palme da olio. Per evitare questa conseguenza l’Unione europea – la stessa che obbliga ad usare almeno il 10 per cento di biocarburanti – ha vietato di utilizzare biocarburanti che provengano dal cambio diretto di destinazione dell’uso dei suoli.
Ma per eludere la norma di Bruxelles ai coltivatori è bastato cambiare la destinazione dei campi: i terreni coltivati a fini alimentari vengono destinati a coltivazioni energetiche, e poi, per trovare terreni da coltivare a fini alimentari, si abbattono le foreste.
I volontari di Greenpeace hanno raccolto 92 campioni di diesel in stazioni di servizio delle principali compagnie petrolifere di nove paesi europei e li hanno inviati ad un laboratorio tedesco specializzato nell’analisi dei carburanti.
Tra i campioni quelli con le percentuali maggiori di biocarburanti, tra il 5 e il 7 per cento del totale, sono stati raccolti in Francia, Germania, Svezia, Austria e Italia. Qui, in particolare, è stata riscontrata un’altissima percentuale di iolio di palma, una delle colture a più alto impatto ambientale.
