La storia del pianeta ricostruita attraverso i cambiamenti climatici imprigionati nel guscio di carbonato di calcio delle vongole: è la scoperta do William Patterson, geologo dell’università canadese di Saskatchewan, riportato oggi dalla Stampa.
La tecnico di Patterson, il “micromilling”, analizza gli isotopi dell’ossigeno intrappolati nei microstrati delle valve, consegnando un rapporto quasi quotidiano delle variazioni di temperatura.
L’ultimo dato racconta che gli esploratori antecendenti a Cristoforo Colombo si spinsero sì fino alla Groenlandia, ma pochi decenni dopo lo sbarco in Islanda, nel 970, le loro colonie rischiarono di essere cancellate da un’ondata di gelo, che comunque distrusse i raccolti.
Per l’archeologo e paleoclimatologo americano Brian Fagan, questo esempio dimostra che il clima e le sue oscillazioni sono uno degli aspetti più importanti eppure trascurati della Storia, che hanno modellato tanto gli eventi macroscopici quanto le invisibili mutazioni del Dna.
Brendan Buckley, dendroclimatologo della Columbia University, sostiene che la caduta della civiltà di Angkor sia legata a una successione ravvicinata, tra XIV e XV secolo, di periodi di gravissima siccità.
Gli scavi condotti in una cava indiana dell’Andhra Pradesh hanno scatenato la discussione: la più spaventosa eruzione degli ultimi 2 milioni di anni – quella del Monte Toba nell’isola di Sumatra – ha davvero portato uomini e ominidi sull’orlo dell’estinzione?
Di sicuro (o quasi) c’è che l’esplosione del super-vulcano fu 5 mila volte più violenta di quella record, 30 anni fa, del Sant’Elena negli Usa, facendo esondare oltre 2500 km cubici di magma, il che significa due volte la massa dell’Everest.
I catastrofisti come Alan Robock della Rutgers University credono che il cataclisma abbia scatenato qualche decennio di freddo e oscurità, tanto da alterare il corso dell’evoluzione: il “genetic bottleneck” – l’uniformità genetica dell’umanità – sarebbe la prova che i sopravvissuti furono pochissimi, appena poche migliaia.
Gli ottimisti la vedono diversamente. Secondo Mike Petraglia della University of Oxford, l’eruzione sparse il caos solo tra la prima ondata di immigranti in Asia, favorendo invece quella successiva.