Dalla mitica isola di Pasqua, Rapa Nui nel linguaggio indigeno, alle isole di Robinson Crusoe, ovvero l’arcipelago di Juan Fernandez dichiarato patrimonio Unesco, alle altrettanto mitiche, e sogno dei turisti di tutto il mondo, isole Hawaii. Lo tsunami generatosi a seguito del fortissimo terremoto di magnitudo 8.8 che ha colpito il Cile la scorsa notte minaccia i paradisi della natura e del turismo mondiale, veri luoghi “di culto” a cui, in queste ore, si guarda con apprensione.
Il servizio geologico americano Usgs ha infatti esteso l’allarme tsunami a tutto il Pacifico – incluso un altro “luogo da sogno”, ovvero la Polinesia francese – ma per ora le notizie sono frammentarie. Di certo si sa che sull’isolotto Juan Fernandez al largo di Valparaiso si è abbattuta un’ondata gigantesca di tsunami. Qui si teme per una decina di archeologi subacquei francesi che si trovavano da una decina di giorni sull’isola.
L’onda di maremoto ha infatti invaso alcune zone dell’isola Robinson Crusoe, in particolare la località di Juan Bautista: finora tre persone risultano scomparse e le autorità hanno reso noto che un’imbarcazione di sta dirigendo verso l’isola per i primi soccorsi. L’arcipelago è un paradiso naturale annoverato dall’Unesco dal 1977 nella Riserva Mondiale della Biosfera. Le isole Fernandez devono il nome al navigatore spagnolo che le scoprì nella seconda metà del ‘500.
Delle tre isole principali – Robinson Crusoe, Alexander Selkirk e l’isola Santa Clara – l’unica abitata da poche centinaia di persone è quella di Robinson Crusoe, dove nel 1704 approdò il marinaio Alexander Selkirk, che ispirò il romanzo di Daniel Defoe. L’allarme è scattato anche alle Hawaii: alle 17 ora italiana, poco prima dell’alba alle Hawaii, le sirene hanno svegliato gli abitanti per informarli dell’ondata provocata dal terremoto in Cile. L’aeroporto principale è stato chiuso, come anche le strade vicine alle coste. La Protezione Civile è stata allertata a prendere «misure urgenti per proteggere le vite e le proprietà».
E nell’isola di Rapa Nui, famosa per le centinaia di statue di pietra a forma di testa umana dette Moai, le autorità hanno evacuato gli abitanti delle coste verso le zone più elevate. L’isola di Pasqua, a 3.600 km dalla costa pacifica del Chile, è abitata da circa 3.800 persone ed è uno straordinario sito archeologico inserito dal 1995 nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità dell’Unesco.
È stato breve invece l’allarme per un altro paradiso naturale, l’arcipelago delle Galapagos a circa 1.000 chilometri ad ovest di Quito (Ecuador): gli abitanti sono stati avvisati di rimanere nelle zone alte delle isole, ma dopo poche ore l’allerta è stata revocata. L’onda di maremoto, alta appena un metro, è passata senza provocare danni di rilievo.
Paradisi naturali a rischio, dunque? Non è catastrofista il sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Antonio Piersanti. «L’entità dei danni – spiega – è legata alle caratteristiche degli ecosistemi costieri e zone con coste basse e sabbiose, come varie isole del Pacifico, possono avere danni maggiori». Tuttavia, rassicura l’esperto, «la natura è abituata a rimediare alle ferite che essa stessa si infligge; ciò vuol dire che i maremoti rappresentano ferite guaribili da un punto di vista ambientale». Gli ecosistemi costieri, conclude il sismologo, «potranno dunque anche venire sconvolti dallo tsunami, ma in una maniera ‘naturale’ che innescherà un processo di riadattamento dopo l’evento»