Il premier Berlusconi aveva infatti scritto una lettera al presidente dell’organo comunitario, Barroso, in cui ha illustrato le difficoltà che le aziende italiane stanno incontrando nell’adeguarsi ai parametri europei e quindi chiedeva una ridefinizione dei paletti.
Ma da Bruxelles la risposta è stata secca: «I tetti sono stati definiti e adottati dalla Commissione attraverso un processo basato sulla legislazione europea», ha aggiunto la Hellfrich. Il piano nazionale italiano sulle emissioni di Co2 è stato approvato nel 2007.
La valutazione degli esperti della Commissione Ue, dopo mesi di negoziato, si è conclusa con un parere favorevole anche se condizionato ad alcune modifiche, in particolare alla riduzione del quantitativo totale di quote di emissione proposto.
L’assegnazione annua autorizzata di quote di emissione è pari a 195,8 milioni di tonnellate di CO2, il 6,3% in meno di quanto proposto dal governo italiano, che aveva chiesto di potere attribuire all’industria 209 milioni di tonnellate.
Da Palazzo Chigi è arrivata però la smentita di eventuali pressioni esercitate sugli organi comunitari. «A Bruxelles – si legge nella dichiarazione di Bonaiuti, portavoce di Berlusconi – è stato purtroppo montato un caso sulle emissioni di anidride carbonica. Il caso è noto in quanto il governo italiano ha mandato una lettera al presidente Barroso per segnalare le gravi difficoltà per le aziende italiane a causa dell’assegnazione delle quote di riduzione del Co2».
«Il governo – sottolinea Bonaiuti – non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare queste quote, ma gli ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo personale interessamento per arrivare ad una soluzione condivisa».