Le emissioni di gas serra nell’atmosfera – spiega ancora il rapporto – ha raggiunto un livello che “prosegue ed accelera una progressione che alimenta i cambiamenti climatici e che forgerà il futuro del nostro Pianeta per migliaia di anni”. Per il segretario generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondilae (Omm), Michel Jarraud, “le osservazioni della vasta rete di Global Atmosphere Watch dimostrano ancora una volta che i gas di origine antropica che intrappolano il calore hanno turbato l’equilibrio naturale dell’atmosfera terrestre e contribuiscono notevolmente al cambiamento clima”.
Dal 1750 (anno di riferimento per segnare l’inizio della rivoluzione industriale) la concentrazione media di CO2 in atmosfera a livello globale – derivante principalmente dalle emissioni prodotte dai combustibili fossili – è aumentata del 41%; la concentrazione di metano del 160% e quella di protossido di azoto del 20%. Ma la Wmo rileva che oltre agli aspetti legati alle emissioni, ci sono anche altri processi che hanno effetti sui cambiamenti climatici. Tra l’altro bisogna tener presente che circa metà delle emissioni di CO2 viene assorbito dalla nostra natura, dalle foreste e dagli oceani.
E, a pochi giorni dall’apertura del vertice mondiale Onu sui cambiamenti climatici a Varsavia, anche un nuovo rapporto dell’Unep (il programma ambientale delle Nazioni unite) sembra essere un altro appello per riuscire a contenere l’aumento medio delle temperature globali del Pianeta entro i 2 gradi nel corso del secolo; cosa che – dice l’Unep – sembra “sempre meno verosimile”, a meno che i grandi inquinatori non si impegnino ad attuare “significativi tagli” alle emissioni entro il 2020. Una sfida che – il segretario esecutivo dell’Unpe Achim Steiner – definisce “politica”.
La situazione italiana però sembra essere in controtendenza con quanto registrato dall’Agenzia delle Nazioni Unite sul nuovo record di emissioni: per la Coldiretti infatti ci sarebbe un “abbattimento delle emissioni di gas serra a causa del minore consumo di prodotti petroliferi (sceso nei primi 9 mesi dell’anno a meno 6,1% rispetto all’anno scorso)”. Ogni chilogrammo di petrolio in meno ‘bruciato’ sottrae 3,11 chilogrammi di CO2.