ROMA, 28 NOV – Nessuno conosce l'ambiente e il territorio più dei popoli indigeni. Negli habitat vicini al polo Nord, per esempio, sono gli stessi abitanti a segnalare la diminuzione dello strato di ghiacchio, o le estati più lunghe. Oppure quelli dell'Amzzonia che giurano sull'importanza della lotta alla deforestazione per salvare il Pianeta dal riscaldamento globale. Così Survival international in occasione dell'apertura della Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici dell'Onu a Durban, in Sud Africa, chiede di tenere in considerazione le conoscenze e le intuizioni dei popoli tribali in qualunque decisione possa essere presa per mitigare il problema dei cambiamenti climatici. Secondo Survival international ''generalmente i popoli tribali vantano l'impronta ecologica minore, ma sono anche piu' vulnerabili ai cambiamenti climatici di chiunque altro, e soffrono le conseguenze per la mitigazione come i biocarburanti, le dighe idroelettriche e i progetti di conservazione''. Infatti, la maggior parte dei popoli indigeni ha sviluppato un'intima conoscenza del proprio ambiente, cogliendo anche i piu' piccoli segnali di cambiamento degli ecosistemi. Tra gli 'osservatori' dei popoli tribali, i cacciatori Inuit del Canada nord occidentale che ''segnalano strati di ghiaccio piu' sottili, inverni piu' corti seguiti da estati piu' calde, e innalzamento del livello del mare''. Oppure i pastori di renne Nenet della Siberia che ''segnalano che i fiumi ghiacciati si sciolgono prima del tempo, ostacolando la migrazione primaverile delle renne, che sono costrette a nuotare invece che camminare sul ghiaccio, e le zanzare sono diminuite''. Mentre gli Yanomami dell'Amazzonia brasiliana sono allarmati ''per le alterazioni delle piogge nella foresta e raccomandano al mondo di riconoscere il ruolo vitale che l'Amazzonia svolge nella regolazione del clima del Pianeta, e l'impatto della deforestazione sul riscaldamento globale''. Secondo il direttore generale di Survival international, Stephen Corry, ''i popoli tribali sono i primi scienziati del mondo. Dovrebbero poter giocare un ruolo molto piu' grande e dovrebbe essergli pienamente riconosciuto il diritto alla proprieta' collettiva delle loro terre''.
