TOKYO, 29 GIU – La lobby dell'energia nucleare in Giappone e' tornata in campo, all'indomani del superamento dell'ostacolo dell'assemblea degli azionisti della Tepco, il gestore della disastrata centrale di Fukushima, dove i soci hanno dato sfogo alla rabbia contro l'atomo a uso civile.
Il governo giapponese ha dato il via oggi, per la prima volta dall'11 marzo, al pressing per riattivare i reattori fermati per la manutenzione e bloccati a causa dei timori sulla sicurezza da parte delle comunita' locali.
Il ministro dell'Industria, Banri Kaieda, si e' recato nella prefettura meridionale di Saga, nella citta' di Genkai, che ospita una centrale attivata 36 anni fa con 4 reattori (di cui 2 fermi) e rifornisce il 30% del fabbisogno elettrico all'intera isola di Kyushu. L'operatore regionale Kyushu Electric Power era pronto a far ripartire gli altri due impianti a inizio aprile, ma ha dovuto mollare dopo il disastro di Fukushima.
''Sono consapevole che e' una decisione molto difficile per il governo locale, ma vorremmo la vostra comprensione'', ha esordito Kaieda con il sindaco della cittadina, Hideo Kishimoto, nonostante le contestazioni di oltre 100 attivisti anti-nucleari.
Genkai, del resto, ha ben poche armi a disposizione: su 6.458 abitanti, oltre l'8% della forza lavoro e' legato alla centrale e al suo indotto, mentre la municipalita' deve il 70% del suo gettito annuale all'ingombrante presenza nucleare. ''La responsabilita' della riapertura e' sulle spalle dello Stato'', ha aggiunto il ministro, strappando il sostanziale via libera al sindaco e al governatore della prefettura, Yasushi Furukawa, che pure ha detto di voler ''ascoltare le popolazioni locali''.
Su 54 reattori, sono 19 quelli attivi in tutto il Giappone, ma che saranno progressivamente fermati entro l'aprile prossimo per le manutenzioni ordinarie, obbligatorie ogni 13 mesi: prima di Fukushima, la peggiore crisi nucleare da Cernobyl, le forniture di elettricita' erano generate nel Sol Levante al 30% dall'atomo, mentre lo scorso mese la percentuale e' crollata al 20%, facendo aumentare i rischi di blackout estivo.
A Tokyo, ad esempio, oggi la domanda e' pericolosamente salita al 93% della produzione elettrica, malgrado gli sforzi per l'uso responsabile dell'energia e il robusto piano di risparmi.
A maggio, Chubu Electric Power, altro operatore regionale, ha chiuso la centrale di Hamaoka, a meno di 200 km a sud di Tokyo, su richiesta del premier Naoto Kan, dopo gli allarmi sulla struttura realizzata alla congiunzione di due faglie e quindi ad alto rischio sismico.
