Guerra Ue al packaging: stop bustine di zucchero e flaconi di shampoo mono uso
Niente più bustine di zucchero e mini-flaconi per lo shampoo negli hotel. Nell’era del take away e degli acquisti su Amazon, l’Europa ingaggia una guerra ai rifiuti del packaging con una proposta di regolamento presentata dal vicepresidente della Commissione con delega al Green Deal, Frans Timmermans e il commissario all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius.
L’obiettivo è più riuso e vuoti a rendere, oltre al riciclo. Si punta ad eliminare gli imballaggi monouso, con target vincolanti al 2030 e al 2040: in media ogni europeo produce quasi 180 kg l’anno di questi rifiuti. Ma la proposta fa infuriare l’industria europea, con l’Italia e la Francia in prima fila a promettere battaglia al tavolo dei negoziati e l’ex numero uno di Confindustria, Antonio D’Amato, che taccia la Commissione europea di “populismo e demagogia”.
Lo scontro si consuma proprio sul campo della dicotomia riuso-riciclo. Secondo le stime di Timmermans nei prossimi otto anni i rifiuti da imballaggio aumenterebbero del 19%, mentre per la plastica si parla addirittura di un +46%. Cifre che affosserebbero gli obiettivi green del Vecchio Continente e uno scenario che la Ue intende scongiurare con la sua rivoluzione del packaging.
Nel dettaglio la proposta prevede che entro il 2030 il 20% delle bevande take-away fredde e calde dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o con bicchieri e borracce portate dai clienti, per arrivare all’80% nel 2040.
Per i piatti pronti da asporto dei ristoranti il target è del 10% nel 2030 e del 40% nel 2040. E per i colossi delle consegne a domicilio partoriti dalla gig-economy, come UberEats e Deliveroo, il traguardo è del 10% di riuso entro il 2030 e il 50% entro il 2040.
Bandite le confezioni monouso nei locali di bar e ristoranti e addio anche ai flaconcini di shampoo e sapone negli hotel, mentre le bottiglie di vino sarebbero salve dai sistemi di vuoto a rendere molto amati nel Nord Europa. Per i nuovi imballaggi di plastica è prevista una quota obbligatoria minima del 30% di contenuto riciclato.
L’Europa punta a tagliare la spazzatura di pacchetti e pacchettini del 15% pro-capite per ogni Paese membro entro il 2040. Ma dal punto di vista dell’industria di settore, manca una valutazione scientifica, si rischia di tornare indietro sul riciclo e sui criteri di sicurezza e igiene. L’argomentazione è ancora più vera per l’Italia, regina del riciclo in Ue, dove i vertici di governo e Confindustria sono ormai da settimane in agitazione.
E’ stato lo stesso Frans Timmermans, che presentando il pacchetto si è avvalso del suo perfetto italiano per essere certo che il messaggio arrivasse forte e chiaro a Roma: “In Italia moltissimo già è stato fatto sul riciclo, vogliamo ancora di più, non di meno, non c’è competizione” con l’approccio del riuso e “nessuno” a Bruxelles “vuole mettere fine alle pratiche che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti” nel settore.
Rassicurazione inutile per Fratelli d’Italia che ha già annunciato il suo secco no.