Per fermare il “mostro” della marea nera nel Golfo del Messico, Washington si rivolge a chi di mostri ed effetti speciali, seppure finti, è un esperto: il regista James Cameron, interpellato per gli ottimi risultati “sottomarini” ottenuti coi film “The Abyss” e “Titanic”.
«Per fortuna che c’è Cameron che viene in aiuto della presidenza Obama», il commento di Maureen Dowd, editorialista del New York Times, che ha ironizzando sul destino del «candidato che camminava sulle acque» e che adesso è «travolto da una crisi sott’acqua».
Anche Bp non ha preso seriamente il regista ipertecnologico di “Avatar” e ha rifiutato la sua offerta di aiuto. «In queste ultime settimane ho visto, come tutti noi, con crescente orrore e angoscia, quel che sta accadendo nel Golfo e ho pensato che questi imbecilli non sanno quello che fanno», ha detto il regista. Chi, o che, intendesse per «imbecillli» non l’ha chiarito. Ha però raccontato che l’offerta di aiuto alla Bp e al governo Usa è stata «gentilmente» liquidata dal colosso energetico britannico.
«Conosco gente davvero, davvero in gamba che lavora a profondità decisamente superiori a quella in cui si trova il pozzo (un chilometro e mezzo circa sotto il livello del mare)». Certo, lui stesso riconosce che i suoi contatti nel settore non riguardano tecnici di perforazione petrolifera. «Ma -ha detto – molti sono abituati a lavorare con veicoli subacquei e sistemi elettronici di fibra ottica».