In India rischio di una guerra civile: guerra dell’acqua. I satelliti Nasa scoprono al Nord un tracollo delle falde

L’India rischia una guerra dell’acqua. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista «Nature», un uso non sostenibile delle risorse d’acqua minaccia la produzione agricola e solleva la minaccia di una grave crisi idrica.

Lo sostiene l’idrologo Matthew Rodell e i suoi colleghi della Nasa che hanno analizzato i dati raccolti dai satelliti Grace. I satelliti hanno rilevato che tra il 2002 e il 2008 nell’India nord-occidentale c’è stata una perdita netta delle acque sotterranee di 109 chilometri cubi, il 10 per cento delle riserve annuali dell’intero Paese. Per farsi un’idea: in quattro anni gli agricoltori di quest’area hanno pompato dal sottosuolo il doppio dell’acqua contenuta nella più grande riserva idrica superficiale del Paese, il Waiganga superiore.

Giorni fa il governo indiano ha dichiarato lo stato d’emergenza in un quarto dell’India: l’avarizia dei monsoni di quest’anno sta causando siccità. E incupendo i contadini.

Con una popolazione che aumenta di 18 milioni all’anno e uno sviluppo economico incalzante, l’India ha sempre più sete, ma sempre meno riserve per soddisfarla. In mancanza di una chiara legislazione, da decenni gli agricoltori indiani, molto spesso senza autorizzazioni, attingono l’acqua per i loro campi dalle falde freatiche, che rappresentano il 38 per cento delle riserve idriche totali.

Negli Stati in cui sono state eseguite le rilevazioni satellitari – Delhi, Punjab, Haryana, Rajasthan – risiedono complessivamente 114 milioni di persone e vi cadono 500 millimetri di pioggia l’anno: poco meno di quanto piove a Londra, che però ha solo sette milioni e mezzo di abitanti e quasi nessun campo agricolo. Scavare pozzi diventa quindi essenziale. Ma a furia di farlo, i livelli delle falde si sono abbassati di quattro centimetri all’anno. Senza misure adeguate, secondo lo studio di «Nature», le conseguenze per gli abitanti della regione «potranno essere un abbassamento della produzione agricola e una penuria d’acqua potabile tale da provocare importanti tensioni socio-economiche».

Del resto di scontri innescati dalla mancanza d’acqua ce ne sono già stati e il rischio di nuovi è dietro l’angolo. L’agricoltura dà da vivere a sette indiani su dieci e consuma l’85 per cento di acqua dolce del paese. Con la crescente industrializzazione e urbanizzazione, la situazione non potrà che esacerbarsi.

Come evitare che l’India resti a secco? «Passare a coltivazioni che non richiedano tanta acqua, come il riso, e adottare metodi di irrigazione più efficienti», suggeriscono su «Nature».

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