MILANO – La Lombardia prova a salvare il Lambro, uno dei corsi d’acqua più inquinati di Italia,, con un patto da 156 milioni di euro, di cui 82 e mezzo già disponibili, per arrivare a un miglioramento immediato della qualità delle acque che coinvolge 82 tra enti e associazioni. L’ultima grande ferita che ha subito uno dei più importanti corsi d’acqua lombardi è stato lo sversamento di olio combustibile e gasolio fuoriusciti nei primi mesi del 2010 dai depositi dell’ex raffineria Lombarda Petroli di Villasanta, vicino a Monza. Un atto criminale che è arrivato a interessare anche il Po con 10 milioni di litri di materiale inquinate che, come una marea nera, hanno colpito a morte l’ecosistema fluviale. Ma i mali di questo fiume hanno radici nella storia industriale della Lombardia, visto che sono numerosissime le imprese sorte lungo il suo corso e che spesso non hanno mostrato nessun rispetto nei suoi confronti.
La Regione per provare a salvarlo ha fatto partire il Contratto di Fiume Lambro, un accordo che impegna tutti gli enti in qualche modo interessati dal suo corso. Il fiume scorre lungo una superficie di oltre 2600 km e una zona abitata da oltre 4 milioni di abitanti. In gioco c’è la riqualificazione paesistico-ambientale e l’incremento della sicurezza idraulica del territorio. Il cuore del del contratto prevede un programma d’azione molto ambizioso per mitigare le principali cause di degrado.
Tutte le iniziative dovranno quindi essere finalizzate ad affrontare i dissesti idrogeologici e gli avvenimenti calamitosi e catastrofici; i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione; le trasformazioni della produzione agricola e zootecnica; il sotto-utilizzo, l’abbandono e la dismissione delle aree agricole e industriali come delle cave e le criticità ambientali. Il testo individua le Unità paesaggistiche ambientali (Upa), al cui interno dovranno concentrarsi le mosse prioritarie: il triangolo Lariano; le colline moreniche; l’alta pianura e il Canale Villoresi; la pianura cerealicola e quella delle colture foraggere. Per partire in tempi brevi la Regione ha messo subito a disposizione 31,7 milioni di euro per cominciare ad agire sulle situazioni più gravi.
L’assessore al verde della Regione Lombardia, Alessandro Colucci, ha sottolineato come il lavoro non sia limitato al “solo miglioramento della qualità delle acque”, ma anche a tutto quello che ci sta attorno; e in questa direzione, quindi, “i Parchi possono essere un vero e proprio punto di riferimento, una cornice attorno alla quale gli Enti locali e tutti gli attori coinvolti possono muoversi”.
