Marea nera, Bp: al via la chiusura del pozzo

Comincia domani nel Golfo del Messico l’operazione ‘Static Kill’. Questo il nome scelto dai tecnici di BP per l’intervento che, secondo le previsioni degli ingegneri, dovrebbere chiudere una volta per tutte il pozzo Macondo, e consentire così di voltare definitivamente pagina sull’emergenza marea nera dopo 105 giorni di disastro permanente ed effettivo.

‘Static Kill’ è un’operazione complessa e per certi versi inedita, perché mai eseguita ad una profondità di 1.500 metri. Consiste nel tentativo di cementare dall’interno il giacimento, in modo da ‘tapparlo’ senza per questo dovergli togliere l’enorme coperchio precedentemente collocato. Per riuscirci, i tecnici prevedono di iniettare cemento, fango e altro materiale ‘sparandolo’ dall’alto attraverso condutture laterali al coperchio.

Come ha spiegato oggi il vicepresidente di BP, Kent Wells, le due condutture sono collegate alle pareti laterali del pozzo e nell’arco di 24 ore sono in grado di spingere all’ interno del giacimento cemento e fango in quantità tale da permettere di ‘tapparlo’ dall’interno. “Oggi effettuiamo dei test di iniezione, ne valuteremo i risultati e se tutto va come previsto da domani cominciamo con ‘static kill’ – ha detto Wells – Dal momento del suo inizio credo che ci prenderà tutta la giornata di martedì, se non anche parte del mercoledì”.

Nel frattempo si sono intensificate le polemiche circa la quantità di ‘dispersanti’ a suo tempo utilizzati da BP per sciogliere il petrolio nei giorni della piena emergenza. BP e le autorità americane hanno confermato che in quei giorni sono stati dispersi sulla superficie del mare circa 7 milioni di litri di dispersanti. Ma secondo una sottocommissione della Camera, la quantità di dispersanti rovesciata in mare è stata molto più alta e per questo tutte le cifre “devono essere rimesse in questione”, ha detto Edward Markey, presidente della sottocommissione Ambiente, che appoggia la proposta di moratoria avanzata dall’amministrazione Obama.

Una proposta che, seppur riferita al Mediterraneo, vede concorde anche il ministro italiano per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Intervistata dal Financial Times, la ministra si é detta “preoccupata” dai piani di BP di avviare trivellazioni nel Golfo della Sirte, come prevede un accordo raggiunto con la Libia.

Secondo Stefania Prestigiacomo, sopratutto alla luce di quanto successo nel Golfo del Messico, “una moratoria sarebbe l’approccio giusto, per dare a modo all’Unione Europea di definire una nuova strategia, specifica per il Mediterraneo”.

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